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Pietre d’inciampo a Pordenone

Sabato 18 gennaio sono state poste in diversi punti della città di Pordenone sette pietre d’inciampo per ricordare le vittime dell’odio nazifascista.

La cerimonia, parte di una serie di iniziative che il Comune di Pordenone, con l’apporto di diverse associazioni (compresi Anpi e Circolo della Stampa) e di istituti scolastici, ha organizzato per la ricorrenza della Giornata della Memoria (27 gennaio), ha visto la presenza dell’artista tedesco Gunter Demnig, che ha ideato le pietre d’inciampo negli anni Novanta e che da allora non ha mai smesso di realizzarle e posarle, arrivando a oltre 71 mila presenti in una trentina di Paesi non solo europei. L’iniziativa consiste nell’inserire nel selciato stradale, davanti alle abitazioni delle vittime delle deportazioni, dei piccoli blocchi in pietra ricoperti nella faccia superiore da una piastra di ottone con il nome e le date di nascita e morte delle vittime. 

In Friuli Venezia Giulia sono già state posate negli anni delle pietre d’inciampo a Trieste, Gorizia, Doberdò del Lago e Ronchi dei Legionari, ora è stato il turno di Pordenone. La posa è stato il momento finale di un progetto ideato e portato avanti da studenti del Liceo Leopardi-Majorana per più anni scolastici, con la collaborazione di docenti, giornalisti, storici, ricercatori che in classe hanno illustrato la Shoah, la Resistenza, il nazifascismo con le sue atroci conseguenze anche nel territorio pordenonese. 

Sabato mattina ad ogni tappa alcuni studenti hanno illustrato il significato del progetto, mentre altri hanno letto un profilo delle vittime: Felice Bet, Terzo Drusin, Francesco Folleni Guglielmo, Attilio Gallini, Franco Martelli, partigiani; Virginio Micheluz, vittima di una delazione, ed Estella Steindler Luginbuhl, ebrea e vedova di Emilio Luginbühl, pastore della Chiesa Battista in viale Grigoletti n. 5.

Come scrisse su «Il Gazzettino di Pordenone» del 3 aprile 1994, Italo Corai della chiesa battista: «Il 4 aprile di cinquant’anni fa (1944) al numero 5 di viale Grigoletti venne sequestrata dalle SS Estella Steindler, una donna ebrea di una sessantina d’anni, di salute malferma, provata dalle tragedie famigliari, e che viveva da sola. Erano infatti morti il marito pastore Emilio Luginbühl e il figlio Eros. L’altro figlio Sirio era stato fatto prigioniero e mandato in campo di concentramento. Estella Steindler venne inviata alla “Risiera di San Sabba” a Trieste, unico lager nazista in Italia durante la Seconda Guerra mondiale. Di lei si perse subito ogni traccia. La nuora, che si era recata al Comando Tedesco di Udine per avere sue notizie, venne rassicurata: le dissero che entro pochi giorni la donna sarebbe rientrata in casa, ma contemporaneamente e beffardamente le consegnarono il cappotto della vittima come ricordo…».

Alla posa della pietra in viale Grogoletti n. 5, il saluto della comunità battista è stato portato dal diacono Andrea Casonato.

Grazie al progetto degli studenti del Liceo Leopardi-Majorana è stata fatta memoria di Estella Steindler e degli altri 6 uomini che furono vittime della tragedia che sconvolse il Novecento.