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Riesi, il Servizio Cristiano entra in possesso del bene sequestrato alla mafia

Un passo importante, un raggio di sole in un territorio segnato dal buio dell’emigrazione «che se fino a poco tempo fa era un dramma, oggi è una tragedia» secondo le parole di Gianluca Fiusco, direttore del Servizio Cristiano di Riesi, in provincia di Caltanissetta. 

Proprio all’importante opera diaconale valdese, creata nel 1961 e che, in un’area in grande sofferenza come tutte le zone interne del meridione, è divenuta nel tempo un punto di riferimento educativo (scuola dell’infanzia e elementare), sociale e riabilitativo (meno di un anno fa è stato inaugurato il nuovo centro diagnostico) e lavorativo (commercializzazione di prodotti biologici del territorio), è stato finalmente assegnato un bene immobile sequestrato ad un boss mafioso di primo livello, in carcere all’ergastolo per strage e omicidio (ne avevamo parlato qui). 

«Questa sfida nasce nel 2018, – continua Fiusco, da 12 anni alla guida dell’opera nata dalla visione del pastore Tullio Vinay e di un pugno di protestanti italiani e europei – quando come Servizio Cristiano abbiamo scelto di partecipare al bando indetto dal municipio di Riesi per l’assegnazione dell’immobile sequestrato al boss locale, prima volta che ciò accade nel nostro Comune. Siamo risultati idonei e vincitori. Bene perché abbiamo risposto a tutti i requisiti richiesti, ma male perché eravamo gli unici partecipanti. Segnale che descrive meglio di tante parole la retorica dell’antimafia in queste zone, dove vi è una apparentemente forte contrapposizione a Cosa Nostra, ma dove la realtà mostra che sono pochi a fare sul serio».

L’iter non è stato semplice, fra questioni burocratiche e condizioni di degrado della casa, di tre piani, che nelle intenzioni dei nuovi proprietari diventerà un infopoint, un informagiovani e un luogo dove lavorare insieme secondo il principio del coworking, della condivisione di spazi lavorativi. 

Tutte attività pensate per le nuove generazioni perché, insiste il direttore Fiusco, «la vera sfida è tentare di arginare lo svuotamento di queste terre. L’impressione è che vi sia scarsa comprensione politica, a qualsiasi livello, delle urgenti problematicità che abbiamo davanti a noi. Un territorio vuoto diventa preda dei barbari, dei senza legge, e il nostro tentativo è di creare delle opportunità, con i nostri limiti e i nostri mezzi limitati, ma con l’aiuto di tantissime persone che hanno compreso il prezzo in gioco e ci vengono ad aiutare o fisicamente, o tramite donazioni, affinché le nostre speranze possano provare a divenire concrete».

Prima però c’è da rendere l’abitazione fruibile, e anche in questo caso è la capacità di fare rete e creare relazioni a offrire soluzioni: «Dopo vari contatti con team di architetti, docenti, istituzioni e con il Politecnico di Torino, tutti soggetti che hanno mostrato grande interesse al progetto, saranno proprio studenti e docenti a realizzare l’estate prossima, durante una summer school, la ristrutturazione del piano terreno, che non vogliamo trasformare in un mausoleo, ma in un luogo vivo, un punto di richiamo, di aggregazione, di condivisione sociale e lavorativa».

Un raggio di sole come dicevamo, acceso dal Servizio Cristiano. A tutti noi spetta tenerlo acceso e non esserne semplice spettatori.

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