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Fondi rubati all’agricoltura

Quando nel marzo 2015 arrivammo in una silenziosa e pallida Tortorici, con la missione di indagare sui fondi europei per l’agricoltura, nessuno aveva ancora la più pallida idea di cosa fosse la «mafia rurale», detta anche «mafia dei pascoli».

Nessuno, tranne Giuseppe Antoci che da qualche settimana aveva iniziato a ricevere i primi timidi segnali di guerra da parte di un mostro oscuro, senza nome, senza forma, ma la cui potenza era nettamente percepibile sul vasto territorio boscato e verdeggiante dei Nebrodi.

Quando il Premio Roberto Morrione (sostenuto dall’Otto per mille delle chiese valdesi e metodiste e che vede Riforma come media partner nazionale; nota della redazione) ci chiese di investigare sui fondi Ue per l’agricoltura in Sicilia e sulla possibilità che questi potessero finire nelle mani sbagliate, neanche noi sapevamo che ci saremmo imbattuti nella più moderna, dinamica, sommersa e inafferrabile forma di mafia degli ultimi decenni.

Nel maggio 2016, tutto diventa più chiaro. L’Italia si sveglia con il primo attentato di mafia dopo le stragi del ’92. L’auto blindata di Antoci, autore di quel protocollo che mette i bastoni tra le ruote ai mafiosi nell’accaparramento dei fondi Ue, viene bloccata nella notte e colpita da spari feroci, nel cuore del parco. 

L’avvento provvidenziale del superpoliziotto Manganaro è provvidenziale. Antoci e la sua scorta si salvano per miracolo.

La magistratura inizia a unire i puntini ed ecco che, piano piano, emerge dalle viscere della terra una piovra mai svelata fino a quel momento. E’ la mafia della Pac (fondi europei per la gestione dei terreni agricoli, ndr).

Oggi, all’inizio del 2020, ci troviamo di fronte alla più grande operazione mai realizzata contro i clan mafiosi dei Nebrodi. Il blitz racconta che per anni l’Unione europea ha versato 10 milioni di euro di contributi per l’agricoltura direttamente nelle tasche dei boss siciliani dei Nebrodi, senza che nessuno abbia mosso un dito. La Dda di Messina, i carabinieri e la Guardia di Finanza, grazie anche alla sponda del protocollo Antoci, hanno costruito un’operazione leggendaria, senza precedenti, smantellando in uno solo colpo 94 pezzi della «mafia dei pascoli».

In tutti questi anni i soldi europei della Pac hanno foraggiato nel silenzio le attività criminali dei vari «mammasantissima» come Bontempo Scavo, Galati o Faranda. Tutti nomi tortoriciani che mettono i brividi, fra i quali c’erano anche condannati per omicidio. E poi nell’organizzazione ci sono i classici insospettabili, a partire dal sindaco di Tortorici, fino alle menti più raffinate, ovvero le «intelligenze» dei funzionari Agea, dei centri di assistenza agricola, che hanno «oliato» il sistema. 

E ci sarebbe pure un notaio, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, che avrebbe redatto atti falsi per far risultare acquisiti per usucapione di una serie di terreni la cui titolarità serviva alle «famiglie» per chiedere i contributi Ue. 

La verità è che i professionisti definiti da sempre come insospettabili, sono diventati oggi gli indiziati numero uno. Senza il loro coinvolgimento, quella che oggi chiamiamo «mafia rurale», sarebbe rimasta solo una cerchia di mafiosi violenti e di estortori rurali con la passione del bestiame e da sempre ostili alle persone oneste. Invece, grazie alla pioggia di milioni di euro arrivati direttamente nei loro conti correnti, sono diventati una delle più subdole e pericolose forme di mafia degli ultimi 50 anni.

Insomma, nel tempo è stata messa in atto una macchina burocratica perfetta che ha consentito alle famiglie mafiose di lucrare 10 milioni di euro, per poi reinvestirli nel narcotraffico.

Questo meccanismo lo avevamo intuito e raccontato nella nostra inchiesta. Più ettari di terra equivalgono a più fondi Ue. Bastava dunque una falsa attestazione, quella di possedere terreni per ricevere fondi. Alcuni terreni erano ottenuti tramite intimidazioni e estorsioni rivolte ai danni degli agricoltori; altri attraverso un semplice furto informatico di terreni, spesso di proprietà comunale e demaniale, persino di terreni dell’aeroporto di Boccadifalco. 

Di tutto ciò Agea, ossia l’agenzia preposta alle erogazioni e ai controlli, non vedeva nulla, non sapeva nulla, non muoveva un dito.

Spesso il denaro illecito transitava persino su conti esteri in Bulgaria e Lituania per poi «rientrate in Italia, attraverso complesse e vorticose movimentazioni economiche, finalizzate a farne perdere le tracce», è stato detto. 

Si tratta, dunque, di una questione innegabilmente europea, gestita spesso con una insopportabile sufficienza e incompetenza. Basti pensare che negli altri paesi membro non si è in grado neanche di riconoscere il problema mafia, figuriamoci la sua faccia più strisciante e «smart», che è la mafia rurale.

E’ arrivato il tempo di inaugurare una nuova e rivoluzionaria stagione di lotta ai mafiosi della Pac in tutta Europa. E’ arrivato il momento di capire che ruolo ha avuto la «grande casa» abitata da colletti bianchi in tutta questa storia, l’Agea, che ha distribuito miliardi di euro e senza criterio, nella migliore delle ipotesi. Infine, dopo quanto successo, c’è chi ancora fatica a capire quello che è stato, fortunatamente, il fallito attentato rivolto a Antoci. 

Questa operazione, storica, ha un enorme valore nell’indicare senza dubbio che vi è stata una matrice mafiosa in quella tentata strage, che ancora grida giustizia.

Siamo lieti di segnalare che le inchieste finaliste premiate a Torino al Piccolo Regio lo scorso settembre dal Premio Morrione inserite nella categoria video saranno trasmesse da Rainews24 e a Presadiretta Rai 3.

Giovedì 16 gennaio alle 21.20 su Rainews24 l’inchiesta Fiumi di percolato di Mario Catalano e Vincenzo Pizzuto. Gli autori saranno in collegamento dalla sede Rai di Palermo, mentre dagli studi di Roma ci sarà Mara Filippi Morrione, portavoce dell’associazione Amici di Roberto Morrione.

Lunedì 20 gennaio alle 21.20 l’inchiesta Mercenari digitali sarà trasmessa nella sua versione sintetica di 8 minuti in occasione del programma Presadiretta di Riccardo Iacona su Rai3. Giovedì 23 gennaio alle 21.20 sarà trasmessa integralmente da Rainews24. In studio le autrici Elena Kaniadakis, Lidia Sirna, Eleonora Zocca con la portavoce Mara Filippi Morrione.