istock-936369514

Il patto di Dio fondato sulla grazia

Il giusto spera anche nella morte
Proverbi 14, 32

Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore
Romani 8, 38-39

Le difficoltà della vita possono facilmente indurre nel credente il pensiero, il dubbio, la preoccupazione di una separazione tra sé e Dio; come un grimaldello che si insinua tra il credente e il suo Signore e preme con forza per scardinare il vincolo d’amore che li lega.

Ciò accade sia perché esiste una promessa di Dio di protezione verso i suoi, e sia perché esiste la consapevolezza nel credente del non corrispondere mai pienamente. Perciò, quando accade qualcosa di grave nella nostra vita, il pensiero scatta immediatamente verso l’ipotesi che qualcosa si sia rotto in questo rapporto, facendo sorgere inutili sensi di colpa o, al contrario, sterile rancore nei confronti di Dio e, in ogni caso, un senso infinito di solitudine proprio quando più avremmo bisogno della vicinanza di Dio. Se si concepisce il rapporto con Dio come un conto corrente bancario, diventa necessario sapere chi è in difetto, se il correntista che non ha depositato a sufficienza, o la banca che non eroga i servizi contrattuali.

Le parole di Paolo ai Romani concludono, con una potenza retorica impressionante, un lungo, complesso e ponderato ragionamento nel quale l’apostolo afferma che il patto che unisce l’umanità a Dio ha fatto un salto di qualità. Una evoluzione già promessa e attesa sin dal principio, ma che si è realizzata – per volontà ed iniziativa divina – solo ora. Da principio il patto tra il Signore e il suo popolo era fondato sulla legge, perfetta e santa, ma incapace di salvare. Ora questo patto è fondato sulla morte e resurrezione di Gesù Cristo. Si tratta di un salto di qualità sia perché la platea dei beneficiari si allarga a chi prima ne era escluso, sia soprattutto perché si tratta di un patto unilaterale, totalmente fondato sulla grazia. Non c’è più legge da osservare, ma solo fede grata.

Non c’è motivo di temere che l’amore di Dio possa venire meno, che una sofferenza immotivata e ingiusta evidenzi la rottura di un vincolo d’amore, o che ci si condanni alla solitudine supponendo una lontananza di Dio, infatti: «Se Dio è per noi chi sarà contro di noi?».