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India. “Test religioso” per la cittadinanza

La Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale (Uscirf) si è pronunciata contro il disegno di legge sulla cittadinanza (Citizen Amendament Bill, CAB), approvato il 9 dicembre scorso dalla Camera bassa indiana, che creerebbe una sorta di «test religioso per la cittadinanza indiana» nel paese a maggioranza indù.

La Uscirf – organo bipartisan che formula raccomandazioni di politica estera per il governo degli Usa – ha raccomandato al Dipartimento di Stato di considerare la possibilità di emettere sanzioni contro il Ministro degli Interni indiano, Amit Shah, e altri leader del Governo, guidato dal primo ministro Narendra Modi, qualora il CAB dovesse passare anche nella Camera alta.

Il disegno di legge, formulato dal partito nazionalista hindu, che modifica la precedente normativa del 1955, offrirebbe la cittadinanza indiana agli immigrati irregolari provenienti da Pakistan, Afghanistan e Bangladesh, a patto che siano indù, sikh, buddisti, giainisti, i parsi e i cristiani. I musulmani sono esclusi da tale privilegio, dettaglio che ha contribuito a soprannominare il disegno di legge come misura «anti-musulmana».

Gli oppositori del governo sostengono che la proposta di legge violi i principi garantiti dalla Costituzione indiana, che vieta la discriminazione sulla base della religione. Secondo i critici, che sottolineano che i musulmani formano quasi il 15% della popolazione, prendere una tale decisione in una nazione ufficialmente laica e formata da 1,3 miliardi di persone è inaccettabile. 

«Il CAB sancisce un percorso verso la cittadinanza per gli immigrati che esclude specificamente i musulmani, stabilendo un criterio legale per la cittadinanza basato sulla religione», si legge nella dichiarazione dell’Uscirf. «Il CAB è una svolta pericolosa nella direzione sbagliata; è in contrasto con la ricca storia indiana del pluralismo secolare e la Costituzione indiana, che garantisce l’uguaglianza davanti alla legge indipendentemente dalla fede».

Ieri, un portavoce del Ministero degli Affari Interni (MEA) dell’India ha criticato la valutazione dell’Uscirf come inaccurata. «Il disegno di legge fornisce una rapida valutazione della cittadinanza indiana per le minoranze religiose perseguitate già in India da alcuni paesi contigui», ha detto il portavoce del MEA, Raveesh Kumar, sull’India Today. «La misura cerca di affrontare le attuali difficoltà di queste persone e di soddisfare i loro diritti umani fondamentali. Una simile iniziativa dovrebbe essere accolta favorevolmente, non criticata da coloro che sono sinceramente impegnati nella libertà religiosa».

Il parlamentare Shashi Tharoor, membro del Partito del Congresso, ha definito il CAB un «assalto ai principi fondamentali della democrazia indiana». «Per la prima volta in 72 anni, abbiamo una legge che individua una comunità per esclusione», ha detto durante un’intervista all’India Today.

Intanto, aumentano le proteste contro il disegno di legge. Lunedì, secondo Reuters, centinaia di manifestanti nel nord-est dell’India, dove l’immigrazione illegale proveniente dal Bangladesh è considerata un problema di sicurezza da diverso tempo, hanno bloccato le strade bruciando pneumatici e imbrattando muri di graffiti con slogan di proposta.