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Conferenza sul clima. Cercando un migliore equilibrio tra le generazioni

 

Mentre i negoziati della Conferenza sul clima delle Nazioni Unite (COP25) a Madrid si avvicinano alla loro fase più intensa, i delegati della Federazione luterana mondiale (Flm) si stanno concentrando su una serie di blocchi tematici, ognuno dei quali è fondamentale per la giustizia climatica.

L’impegno delle giovani generazioni, che la Federazione luterana ha portato alla conferenza con una delegazione che proviene da diversi paesi del mondo, mette al centro la prospettiva della giustizia coniugando giustizia climatica e intergenerazionale.

«Sappiamo che la giustizia intergenerazionale non riguarda solo la partecipazione dei giovani ai processi decisionali, ma la presenza dei giovani al tavolo in cui si prendono le decisioni», ha detto Pranita Biswasi, segretaria FLM per i giovani che guida la delegazione. «Questo riguarda la nostra casa comune per questa generazione e le generazioni a venire, motivo per cui stiamo chiedendo un’azione di genere e generativa sul clima».

Mentre i negoziati si avvicinano alla conclusione, i delegati della Flm si concentrano su una varietà di temi, tra cui i danni dovuti al cambiamento climatico, i temi relativi al genere, ai diritti umani e ai contributi determinati a livello nazionale (Ndc).

«Chiediamo propositi più alti negli Ndc. Se non aumentiamo l’ambizione, non possiamo raggiungere l’obiettivo di 1,5 gradi. Si tratta di unirsi in un’azione per un cambiamento efficace», osserva Biswasi che poi continua, «È stato sorprendente vedere, durante la prima settimana della COP25, che le parti hanno cercato di evitare il linguaggio dei diritti umani nei diversi testi e negoziati, anche se gli obblighi in materia di diritti umani erano già stati concordati nel preambolo dell’accordo di Parigi».

«La cosa più importante che possiamo fare è sostenere quei paesi che stanno spingendo per un legame tra giustizia climatica, genere e diritti umani. Senza un riferimento ai diritti umani i paesi potrebbero improvvisamente adottare misure contro i cambiamenti climatici che violano i diritti umani e rischiamo di non proteggere molte persone impegnate nel lavoro per la giustizia climatica», ha proseguito Fernanda Zuñiga della Chiesa luterana in Cile.

In merito ai danni causati dal cambiamento climatico, il delegato luterano della Chiesa di Svezia Erik Bohm ha affermato che «dobbiamo guardare questo dal punto di vista di un paese in via di sviluppo, dal punto di vista dei più vulnerabili. E poiché i paesi sviluppati sono quelli che hanno contribuito maggiormente a provocare i cambiamenti climatici, devono agire e finanziare davvero questa parte dell’accordo di Parigi».

Una delle questioni difficili nei negoziati riguarda il finanziamento della lotta ai cambiamenti climatici. L’accordo di Parigi ha identificato la necessità di agire in situazioni in cui persone e comunità stanno già affrontando “perdite e danni” causati dai cambiamenti climatici. È già stato concordato che i paesi sviluppati dovrebbero mobilitare finanziamenti per la lotta ai cambiamenti climatici a sostegno dei paesi in via di sviluppo. Questo sostegno dovrebbe raggiungere 100.000 milioni di dollari all’anno nel 2020 e dovrebbe essere bilanciato tra mitigazione e adattamento. Finora i paesi sviluppati hanno dato priorità alla mitigazione e la promessa di raggiungere un equilibrio con l’adattamento non è stata rispettata.

«Alla fine, tutto si riduce all’equità», ha detto Erika Rodning della Chiesa luterana del Canada, «in altre parole un migliore equilibrio tra opportunità, potere, equilibrio tra i sessi, tra il nord e il sud e tra le generazioni».

 

Foto di Albin Hillert/Flm