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Torino. Tanti giovani e pubblico per i diritti umani

«Se domani la vostra casa venisse bombardata cosa fareste? E se vostro fratello maggiore fosse preso a forza per andare a combattere, cosa pensereste? Non sembri così strano: in 30 nazioni del mondo in questo momento si combatte, spesso casa per casa, e ci sono altre 16 zone del mondo dove le violenze sono diffuse e non guardano in faccia a nessuno, neppure a persone più giovani di voi», così ha esordito davanti a un pubblico attento, oltre centocinquanta giovani studenti del Liceo Arimondi-Eula di Saviglino (Cn), il direttore del Festival dei diritti umani Danilo De Biasio, aprendo ufficialmente lo scorso 28 novembre la prima giornata torinese – con una gita fuori porta – del Festival dei diritti umani torinese. 

Ultima tappa (promossa grazie all’impegno del settimanale delle chiese battiste, metodiste e valdesi – Riforma, la collaborazione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia – Fcei e del Circolo Articolo 21 Piemonte) di un percorso avviato a Milano e che ha poi coinvolto nel 2019 le città di Bologna, Firenze e Roma.

Per il gran finale dell’iniziativa dedicata ai diritti si è deciso di approdare nel capoluogo piemontese e raggiungere Savigliano per incontrare  gli studenti dell’Istituto Arimondi (grazie all’aiuto della professoressa Federica Casasole), una scuola già salita agli onori della cronaca per aver recentemente vinto (ricevendo il premio dalle mani del ministro dell’Istruzione a Roma) il Concorso Rileggiamo l’articolo 3 della Costituzione, promosso da Articolo 21 e dal Ministero per l’Istruzione e la ricerca (Miur), ideato da Renato Parascandolo per far riflettere su una piaga sociale in aumento, quella dell’analfabetismo funzionale. 

All’incontro con gli studenti era presente, tra gli altri, il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) Giuseppe Giulietti che ha ricordato l’esempio di due giovani che si sono impegnati a difesa della democrazia, dei diritti e dell’Europa: Giulio Regeni e Antonio Megalizzi. Ed l’impegno che passa attraverso le inchieste giornalistiche citando Ilaria Alpi Miran Hrovatin a venticinque anni dalla loro morte e ancora in attesa di verità e giustizia. 

Giulietti, ha esordito riservando il suo applauso alle studentesse e agli studenti del Liceo, «il mio primo applauso è per voi perché avete a cuore la Costituzione italiana, i diritti umani e la nostra democrazia».

L’edizione torinese del Festival dei diritti umani era dedicata in particola modo ai Corridoi umanitari, il progetto pilota che ha portato in sicurezza in Italia e in Europa circa tremila profughi. Una buona pratica promossa dalla Fcei insieme alla Comunità di Sant’Egidio e alla Tavola valdese, e oggi fortunatamente replicata in diversi paesi. 

«Chi ha realizzato i Corridoi umanitari – ha rilevato ancora Giulietti, (dopo aver ascoltato la toccante testimonianza del disegnatore sociale della Fcei, Francesco Piobbichi che ha ricordato “Chi salva una vita salva il mondo intero”) – ha salvato le “vite degli altri” e ha costruito ponti di dialogo». 

All’incontro con gli studenti di Savigliano, importanti sono stati anche i contributi e le testimonianze del fotoreporter Stefano Stranges e della giornalista (valdese) Federica Tourn: «Siete classi attente e partecipi, quindi bastano poche parole per parlare di guerre e migrazioni – ha detto Toun -, è importante dare visibilità a questi temi, combattendo gli stereotipi, offrendo punti di vista differenti. Capire che spiegazione c’è dietro fenomeni complessi, rifuggendo dalle risposte semplicistiche. Farlo partendo da voi è ancora più importante», ha rilevato Federica Tourn, prima di passare la parola al collega Stranges che da anni crea reportage sociali e di denuncia, spesso all’estero.

Il Giorno stesso il Festival si è poi spostato presso la Scuola Holden di Torino proponendo un talk affascinante dalle 18 in poi. Sul palco si sono alternate le coinvolgenti testimonianze di Francesco PiobbichiFrancesca MannocchiGianluca CostantiniChristian EliaLuigi Farrauto e Mauro Berruto, unite da un filo conduttore: parlare di un «Mondo che ha ribaltato i significati – ha ricordato Piobbichi al pubblico presente -, trasformato la miseria in colpa, la solidarietà in odio, il privilegio in valore». 

Un mondo, che spesso propone facili soluzioni come quella sbandierata, non vera, dei «porti chiusi» che realisticamente non risolverebbero «fenomeni strutturali e permanenti» come le grandi migrazioni. 

Tra le «altre politiche», molto più lente e meno elettoralistiche e non risolutive, ma sicuramente meritevoli, c’è la pratica dei «Corridoi umanitari» nata nel 2016. 

Un arrivo sicuro verso l’Italia. 1800 profughi siriani in fuga dalle guerre sono giunti in Italia dal Libano attraverso un regolare e sicuro volo di linea e grazie a un visto umanitario. 

Di Corridoi umanitari e di uso corretto delle parole in tema di migrazioni si è parlato venerdì mattina con 120 giornalisti presso il Circolo dei Lettori di Torino insieme all’assessore ai diritti della Citta di Torino Marco Giusta, al presidente dell’Ordine dei giornalisti del Piemonte, Alberto Sinigaglia che ha ricordato:«Bene l’attenzione alle carte deontologiche ma prima di tutto bisogna ricordarsi del buon senso e della responsabilità che è anche uso corretto della lingua italiana, della grammatica e della sintassi»; al segretario del sindacato giornalisti del Piemonte, Stefano Tallia, che ha ricordato l’impego del sindacato regionale. Di Manifesto di Assisi con la giornalista Anna Masera che ha messo in guardia che «sul digitale, come ovunque, la chiave è solo una, l’educazione»

Di Carta di Roma e di deontologia professionale con i giornalisti di Riforma.it  Gian Mario Gillio (portavoce del circolo Articolo 21 Piemonte) e Claudio Geymonat coordinatore di Riforma.it.

«Nel 2018 – hanno ricordato Gillio e Geymonat – nonostante il calo delle notizie legate all’immigrazione, la quantità di titoli resta ingente, 834 titoli si 45 testate analizzate, una media di 83 al mese. E che sentimenti di odio e di intolleranza allarmanti si stano concentrando mediaticamente sulla rete e a farne le spese sono proprio le fasce più deboli come i rifugiati e migranti, le donne, le religioni di minoranza». 

Il focus dedicato ai Corridoi umanitari è stato invece approfondito nel secondo panel, insieme a Anna Rossomando, la vice-presidente del Senato della Repubblica, Paolo Nasocoordinatore di Mediterranean Hope – programma rifugiati e migranti della Fcei; Daniela Sironi, la responsabile Regionale della Comunità di Sant’Egidio e referente per il Nord Italia e Lorenzo Trucco, il presidente dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi). Contributi efficacemente coordinati da Danilo De Biasio, direttore del Festival e portavoce del Circolo Articolo 21 Lombardia. 

Il prossimo 10 dicembre, l’ha ricordato Paolo Naso ai giornalisti presenti «una delegazione della Fcei, insieme a 40 leader di chiese europee sarà al Parlamento europeo per presentare la proposta di un Corridoio umanitario europeo dalla Libia per 50 mila persone. I Corridoi umanitari – ha detto Naso –  sono una provocazione mirata a farli diventare una soluzione strutturale», ha concluso.