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Il più grande flash mob ittico della storia

“Seimila sardine”, si firmano così sulla pagina facebook che è stata aperta recentemente e proprio così si sono fatti conoscere in piazza Maggiore, il più importante punto di ritrovo del capoluogo emiliano che lo scorso 14 novembre si è riempito di persone. L’appuntamento era stato pianificato davanti alla basilica di San Petronio alle 20.30, mentre contemporaneamente al PalaDozza – altra pietra miliare di concerti e iniziative culturali bolognesi – Matteo Salvini si presentava in città a sostegno della candidata Lucia Borgonzoni (Lega).
Una scommessa dalle buone intenzioni: dimostrare che il portavoce del partito più discusso degli ultimi anni, nel cuore dell’Emilia, sarebbe stato in minoranza.
Nasce così la sfida; superare numericamente i 5.570 posti disponibili al PalaDozza riunendosi in piazza stando «stretti come le sardine, perché in tanti».
Unica regola: l’assenza totale di bandiere, partiti e insulti ma la richiesta di sfogare la creatività sfruttando l’immagine simbolo della sardina. Un pesce silenzioso che per sopravvivere viaggia in banchi copiosi e inseparabili.

Quattro ragazzi di buona volontà
Andrea Garreffa, Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Mattia Santori hanno poco più di trent’anni e la prima cosa che tengono a sottolineare è la loro amicizia.
Ragazzi giovani, semplici con un’esperienza di lavoro e studio comune a moltissimi “millennials” italiani. Freschi, genuini e trasparenti come il desiderio che li ha portati in piazza. Nessuna dietrologia e nessuna costruzione artificiale.
Andrea è una guida turistica, Giulia lavora come fisioterapista, Roberto è un ingegnere e Mattia è un ricercatore in una società di consulenza. Amici storici, giovani che da soli e senza alcun tipo di finanziamento si sono messi giorno e notte per realizzare dal nulla la manifestazione che ha scosso l’attualità italiana senza alcun tipo di preavviso.
Buona volontà, buon senso dell’umorismo e anche un pizzico di audacia. Elementi che appartengono alla generazione di questi ragazzi formati e specializzati nei loro campi di studio e professione ma che di politica non si sono mai interessati. Eppure grazie ai contatti, alle esperienze avute dentro a una città importante ma pur sempre piccola, i quattro giovani sono riusciti a invitare associazioni di volontariato, i partiti di sinistra, i centri sociali e varie personalità di spicco bolognesi.

Il manifesto
“Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita. […] Siamo un popolo di persone normali, di tutte le età […] Crediamo ancora nella politica e nei politici con la P maiuscola. In quelli che pur sbagliando ci provano, che pensano al proprio interesse personale solo dopo aver pensato a quello di tutti gli altri. […] Per troppo tempo avete tirato la corda dei nostri sentimenti. L’avete tesa troppo, e si è spezzata. Per anni avete rovesciato bugie e odio su noi e i nostri concittadini: avete unito verità e menzogne, rappresentando il loro mondo nel modo che più vi faceva comodo. […] Siamo già centinaia di migliaia, e siamo pronti a dirvi basta. Lo faremo nelle nostre case, nelle nostre piazze, e sui social network. Condivideremo questo messaggio fino a farvi venire il mal di mare.”

Spontaneo e immediato è stato il bisogno di scrivere nero su bianco, pensieri e concetti che a seguito della grande attenzione mediatica hanno rischiato di perdersi. Nasce così il manifesto delle 6000 sardine. «Abbiamo scritto quel manifesto per chiarire il nostro messaggio. Siamo di fronte ad un’onda dirompente che sta risvegliando le coscienze in tutta Italia. La cittadinanza si sta mobilitando ovunque arrivi Salvini» ha dichiarato il portavoce del movimento Mattia Santori.
Una dichiarazione cristallina e lineare che si conclude con una citazione del cantautore bolognese Lucio Dalla. Un attaccamento orgoglioso, rimarcato e simbolico, alle radici di una città che resiste e non si lega.

Una goccia d’acqua nell’oceano
Venerdì 22 novembre a Palermo, sabato 23 contemporaneamente e Perugia e a Reggio Emilia, domenica 24 a Rimini, il 25 a Parma, il 30 a Firenze, Ferrara e Napoli, Avellino e Milano il 1 primo dicembre e Torino è ancora in via di definizione.
L’iniziativa si è espansa a macchia d’olio in tutto il Paese tramite lo stesso identico tam-tam che l’ha resa celebre in pochi giorni in Emilia. Gruppi di Facebook sono nati contemporaneamente coinvolgendo ogni realtà regionale. Commenti, perplessità, entusiasmo e diffidenza si dibattono al loro interno senza mai offuscare l’alone di curiosità scatenata da questa iniziativa improvvisata ma potente. Si discute sull’utilità, si fanno riferimenti ai “girotondi” di Nanni Moretti, si storce il naso dalla distanza politica del movimento e ci si chiede se tutto questo scompiglio si trasformerà in un fuoco di paglia o se a bruciare per poi sparire saranno paure e certi discorsi d’odio e di superficialità.
È ancora presto ma intanto “6000 Sardine” diviene un marchio registrato all’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale. Non solo una firma quindi, ma l’inizio di un segnale che potrebbe diventare qualcosa. Ci si augura non solo una goccia d’acqua nell’oceano.