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25 novembre: una giornata che non dovrebbe esistere

Nella ventesima ricorrenza della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1999, l’Osservatorio Interreligioso sulle Violenze contro le Donne (O.I.V.D.), composto da 22 donne di diverse tradizioni religiose (cristiane protestanti -luterana, metodista, valdese, battista, avventista, pentecostale, cattoliche, ortodosse, ebraiche, islamiche, induiste, buddhiste) si è pronunciato sulla violenza ai danni delle donne con il comunicato che segue:

«Questo 25 novembre ricorre la ventesima Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1999, partendo dall’assunto che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani.
La Convenzione di Istambul, sottoscritta e ratificata dall’Italia, è “il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza”. Ma secondo il Consiglio d’Europa, che controlla l’applicazione della convenzione, il nostro paese “fa troppo poco per contrastare la violenza di genere”.

La violenza a cui assistiamo quotidianamente non è solo di tipo fisico, per lo più essa è poco visibile. C’è un’aggressione che offende la dignità di un’esistenza in prima persona, la sostanza intima della vita. È una violenza opaca, annichilente, subdola, immiserente, misteriosamente pervasiva, che si insinua soprattutto tra le pieghe dell’ambiente familiare. Come in passato, colpevolizza le stesse vittime; è il prodotto di una cultura che rimanda al dominante, come in uno specchio, alla sua immagine di “legittimo Signore” e nega la vita essenzialmente propria della/del dominata/o, l’altra/o.

Di tutto ciò, quanto le religioni sono responsabili? L’ispirazione originaria ne è estranea? Le sapienze delle fedi contengono un’ispirazione rispettosa delle creature, a qualsiasi sesso appartengano e ne celebrano la dignità. Le culture e le istituzioni religiose del nostro mondo, però, per come storicamente si sono sviluppate e costituite, rappresentano l’eclisse dell’alleanza tra maschile e femminile e il precipitare progressivo nell’ingiustizia tra i due sessi. Pertanto le religioni, fino a quando non assumeranno consapevolezza di tale furto e fino a quando non muteranno questo ordine ingiusto ed escludente, sono corresponsabili delle iniquità – e del peccato – della violenza sulle donne.

Come Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne (OIVD), quindi come donne di fede, ci impegniamo perché decolli l’attenzione sulla responsabilità delle religioni nel perdurare di violenze e discriminazioni contro le donne e perché tutti e tutte nelle realtà religiose collaborino a questo scopo, nella convinzione che le fedi possono fornire un contributo fondamentale per far germinare il valore della differenza, del rispetto, della dignità e della reciprocità nelle relazioni di genere.

Come donne dell’Osservatorio abbiamo elaborato il dossier Donne di fede contro la violenza (Combonifem novembre-dicembre 2019, anno 85 – n. 11-12); apprezziamo ogni iniziativa utile per combattere la violenza contro le donne, come il quaderno “16 giorni per vincere la violenza” promosso dalla FDEI (Federazione Donne Evangeliche in Italia) intitolato quest’anno: Per non dimenticare la Convenzione di Istanbul. Li alleghiamo entrambi.

Ci uniamo alle associazioni di donne e a quelle di uomini impegnati sul tema della maschilità (di queste ultime abbiamo “osservato” con soddisfazione la crescita) e alle diverse realtà, laiche e religiose, che sul territorio nazionale organizzano eventi in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, per sensibilizzare il più possibile e affrettare il giorno in cui non ci sarà più bisogno di celebrarla».