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La cura necessaria

Il bello della viralità di alcune notizie è la solidarietà, il senso di comunione che portano con sé. La sensazione di appartenenza a un sentimento buono che può superare gli schermi e i limiti della vita quotidiana. È accaduto recentemente con la notizia di un bambino – Giovannino, neonato colpito da una rarissima malattia genetica – abbandonato in ospedale subito dopo la nascita dai suoi genitori che non si sono sentiti in grado di poterlo amare e accudire in modo adatto.
Una notizia bellissima, quella della nascita, e terribile, quella dell’abbandono. Che sin dal reparto di neonatologia del Sant’Anna di Torino ha colpito i cuori di tutti scatenando una corsa di solidarietà nei suoi confronti. Una gara difficile, piena di contraddizioni e complessa nel suo insieme ma che può dimostrare ancora e ancora quanto gli avvenimenti pieni di meraviglia come una nascita riescano a combattere tutte le difficoltà di una vita da costruire.

Alcune storie hanno bisogno di anni per essere scritte, per potersi incastrare alla perfezione tra i desideri del proprio autore e la forza che possono sprigionare.
La storia di questo libro ha come sfondo una Roma festosa e magica; un punto illuminato tra tanti altri di un’Italia che ha appena vinto i mondiali di calcio e sa che per un po’ tutto è possibile: anche sentirsi invincibili, nel giusto.
In questa Roma nottambula si aggirano vite e domande, le prime sono quelle di tre uomini, le altre di tre donne. Ermes, l’Irlandese e Gaetano. Luciana, Valentina e Cecilia.
Si fanno conoscere piano, questi personaggi, ma molto velocemente si entra nei loro pensieri e nelle loro paure. Questioni giganti, punti interrogativi insormontabili e ostacoli che sembrano non avere mai fine.

Luciana si è innamorata di un uomo coi capelli rossi, un poeta così lontano che sembra d’altri tempi. Eppure vicino le è stato; tanto che le è rimasto dentro, senza lasciarla respirare. Valentina non ha nemmeno 18 anni, una famiglia affannata alle spalle e un amore acerbo sui banchi di scuola. Tanto fragile da tremare al suono della campanella, tanto forte da far paura quando si palesa. Cecilia invece vive in strada e sul ciglio della vita ha incontrato di tutto e ci ha pure perso un cane. Non ha risposte perché semplicemente non ha domande. Una, l’unica, la cambierà per sempre.

Lontano dagli occhi è una stagione che inciampa dentro quella seguente e quando si rialza ci sono già i tuoni di un temporale. Storie d’amore sull’orlo, sul baratro; relazioni che non avrebbero mai dovuto essere e sono state; baci che si sono trasformati in fretta per poi crescere in pancia.
Ed è proprio questo ciò che si nasconde mentre una ragazza in Italia scompare, la politica si ingarbuglia e lo sport è l’unica cosa che lega tutti: le pance di Luciana, Cecilia e Valentina. Pance che crescono e che portano un segreto sempre più concreto e spaventoso.
Smettere di essere solo figli e diventare genitori. Mettere le proprie domande da parte e iniziare a trovare risposte. Credere di potercela fare da soli e riscoprirsi a chiedere aiuto ai parenti, agli ex amanti, agli sconosciuti in una notte qualunque dalla quale si uscirà diventando altro. 

Paolo Di Paolo (Roma, 1983) con delicatezza e disarmante sensibilità racconta la realtà feroce, reale e possibile di una vita che sta per nascere da vite che dal mondo che cosa volere, che cosa chiedere non lo sanno.
Adottato a poche settimane, dopo essere stato abbandonato alla nascita, Di Paolo ha scelto di mettersi a nudo. Lo fa nella parte finale del libro spalancandosi al lettore raccontando di come, queste madri incoscienti e terrorizzate e questi padri ignari e appannati in una Roma dei primi anni ’80, siano stati partecipi della sua fantasia di bambino alla ricerca delle proprie origini.
Un tema complicato da affrontare e da ascoltare, ma che la penna maestra di una delle voci più acute della letteratura italiana contemporanea è riuscita a riportare su carta mantenendone l’autenticità e la cura necessaria. Una dolcissima dichiarazione d’amore ai figli prima che siamo stati e ai genitori che siamo diventati poi. La possibilità di guardarci dentro e riconoscerci non tanto per i geni ma per i sogni, i frammenti di amore sparsi nel percorso. Un cammino che non termina mai dal momento in cui nasciamo e che ci porta a diventare figli di qualcuno che a loro volta sono stati figli di qualcuno. E così, a continuare. Un’occasione bellissima, e un sorriso commosso che spunta all’ultima pagina.

Lontano dagli occhi, Paolo Di Paolo, Feltrinelli, 189 p, 14 euro