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Insediamenti israeliani in Cisgiordania: l’apertura degli Usa scuote le chiese mondiali

All’inizio di questa settimana il governo degli Stati Uniti ha annunciato un’inversione di decenni della politica statunitense sugli insediamenti israeliani, dichiarando che «l’istituzione di insediamenti civili israeliani in Cisgiordania non è di per sé incompatibile con il diritto internazionale».

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite e il Consiglio di sicurezza, così come la Corte internazionale di giustizia, hanno dichiarato che gli insediamenti israeliani nei territori occupati sono illegali ai sensi del diritto internazionale, violando tra gli altri obblighi, anche l’articolo 49 della Quarta Convenzione di Ginevra del 1949.

La Federazione Luterana Mondiale (Flw) interviene sul tema per «esprimere seria preoccupazione per questo passaggio unilaterale che mina il diritto internazionale e le piattaforme multilaterali create per affrontare le situazioni di occupazione del territorio e gli obblighi e le responsabilità delle potenze occupanti. Questa azione unilaterale dell’amministrazione americana mina inoltre un consenso globale forgiato negli sforzi multilaterali delle nazioni del mondo per salvaguardare la pace, lo sviluppo e i diritti umani».

La Lwf «ribadisce la sua richiesta di sforzi in buona fede per negoziare un accordo sullo status finale che affermi due stati per due popoli, confini internazionalmente riconosciuti tra Israele e una Palestina praticabile e contigua basata sulle linee dell’armistizio del 1967, garanzie di sicurezza per Israele e Palestina, riconoscimento reciproco e diritti pieni e uguali per i loro cittadini, una giusta risoluzione alla questione dei rifugiati palestinesi e una Gerusalemme condivisa tra israeliani e palestinesi con libero accesso ai luoghi santi per le tre fedi monoteiste: ebraismo, cristianesimo e islam».

La Federazione luterana mondiale invita inoltre «la comunità degli Stati a garantire il rispetto dei diritti umani internazionali e il rafforzamento dei meccanismi internazionali basati sulla carta delle Nazioni Unite, creata per contenere la violenza e garantire la pace, e a spingere per un ritorno ai negoziati multilaterali per una soluzione che preveda due stati, basata sul diritto internazionale e sulle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite adottate dall’Assemblea generale e dal Consiglio di sicurezza.

La Lwf invita infine le sue chiese membro a «continuare a pregare per una pace giusta in Israele e Palestina, a pregare e sostenere i ministri di culto e le istituzioni della Chiesa evangelica luterana in Giordania e in Terra Santa, a sostenere il servizio importantissimo garantito dal Programma del World Service, il braccio sociale della Federazione luterana mondiale, incluso l’Augusta Victoria Hospital e il Programma di formazione professionale gestito nell’area, e a sostenere il rispetto dello stato di diritto appoggiando una soluzione negoziata a due stati sostenuta dalla comunità internazionale, basata sul diritto internazionale  e sulle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite adottate dall’Assemblea Generale e dal Consiglio di Sicurezza».

Sul tema interviene anche il Consiglio nazionale delle chiese degli Stati Uniti (NccUsa), ente che raggruppa 38 gruppi cristiani in rappresentanza di circa 45 milioni di persone, con una e-mail al sito Religion News per «sostenere la nostra posizione da lungo tempo dichiarata: gli insediamenti israeliani in Cisgiordania sono palesi violazioni di diritto internazionale».

L’Ncc ha messo in dubbio l’affermazione di Pompeo secondo cui l’annuncio avrebbe «aumentato la probabilità» di un accordo di pace nella regione. «Il fatto che l’amministrazione Trump affermi erroneamente e unilateralmente che questi insediamenti illegali sono ora legali significa accelerare la fine di ogni speranza per una soluzione a due stati, o qualsiasi altra soluzione pacifica, e non fa altro che mettere vite in pericolo», continua la lettera .

L’Ufficio di pubblica testimonianza della Presbyterian Church (Usa) ha definito il rifiuto da parte del governo statunitense della politica consolidata in medio oriente «l’ennesima occasione in cui l’amministrazione Trump non tiene conto del diritto internazionale», sostenendo che ciò non farà altro che peggiorare la situazione per gli abitanti della Cisgiordania.

Anche il Consiglio per le relazioni americo-islamiche ha denunciato la decisione, affermando in una dichiarazione che se l’amministrazione continua a negare che gli insediamenti sono una violazione del diritto internazionale, allora «la soluzione a due stati è ufficialmente morta e Donald Trump ne sarà responsabile».

 

Foto: West Bank-Cisgiordania, muro. By Soman