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“Ricostruire” la chiesa per rispettare l’ambiente

Baildon, Yorkshire. In questo paese di 15.000 abitanti non lontano da Leeds la chiesa metodista ha inaugurato lo scorso 3 novembre una nuova costruzione adiacente allo storico tempio neoromanico del 1890: un edificio della chiesa, ma non soltanto per la chiesa. Infatti, al piano superiore sono previsti spazi che verranno dati gratuitamente a gruppi come gli scout, mentre il piano inferiore è stato progettato pensando alla scuola materna di Baildon; quando i locali non saranno occupati da questi gruppi, potranno essere affittati per altre attività.

Ciò non è strano, se si considera che la chiesa metodista, qui esistente fin dalla metà del Settecento (John Wesley la visitò e vi predicò almeno quattro volte) realizzò già negli anni Ottanta una scuola per i numerosi bambini della zona (un documento parla di 500 alunni, non tutti metodisti, nel 1811), per contrastare il degrado e la povertà (un visitatore li considerava «assai corrotti nelle maniere e nella morale»; la storia della chiesa si può leggere qui).

Ma qual è la particolarità di questo nuovo edificio?

Si tratta di una costruzione a emissioni zero, ed è il primo edificio di questo genere nel Regno Unito a seguire gli standard della “casa passiva” (passivhaus, dal termine originale tedesco). Per la sua ridotta “carbon footprint”, ossia la limitata impronta nelle emissioni di gas serra, la nuova costruzione rispetta gli obiettivi governativi, ossia l’azzeramento delle emissioni di CO2 entro il 2050: sono state adottate alcune tecniche costruttive tra le più innovative, quali un isolamento potenziato, pannelli fotovoltaici sul tetto, e finestre con tripli vetri.

Consapevole dell’emergenza climatica in atto, si legge nell’articolo dedicato sul sito della Methodist Church, la chiesa di Baildon ha deciso di non limitarsi «a torcersi le mani su questo o a parlarne, ma ha agito», ha spiegato John Anderson, del Consiglio di chiesa. Il nuovo edificio, seguendo gli standard governativi, vuole essere di esempio per le nuove costruzioni nella zona, in modo da dare un impatto ecologico. Si tratta peraltro di un progetto sul quale la chiesa ha cominciato a lavorare dieci anni fa, raccogliendo i soldi (800.000 sterline) per coprire i costi di costruzione.

Inoltre, quello di Baildon si inserisce in un progetto molto più ampio: la Chiesa metodista inglese è infatti impegnata a livello nazionale per ridurre la sua carbon footprint attraverso una Connexional Property Strategy, ossia un percorso per “reimmaginare” il patrimonio immobiliare, presentato lo scorso 2 maggio alla Central Hall di Westminster (qui si possono trovare i video e i link ai materiali).

In realtà la “strategia” è un percorso triennale avviato dal Consiglio metodista nel 2018, in un’ottica di valorizzazione del proprio patrimonio immobiliare, di utilizzo più efficace e razionale delle strutture che compongono il patrimonio delle chiese. Questa strategia non riguarda solo l’ambito ecologico, ma anche quello sociale, includendo progetti di social housing, alle opportunità di lavoro e altre attività di utilità sociale. Infatti, conclude l’articolo, «una chiesa che sia accogliente, accattivante e che agisca come un punto focale per l’impegno di una comunità può parlare in modo potente dell’amore di Dio».

Foto: the Methodist Church (www.methodist.org.uk)