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Chiese, luoghi di aiuto per vittime dello sfruttamento

Dal banco alimentare, ai caffè comunitari e ai rifugi notturni, molte delle chiese battiste inglesi cercano di servire la comunità dei senzatetto soprattutto con l’avvicinarsi del freddo invernale.

«Le persone vulnerabili, compresi i senzatetto, sono oggetto di sfruttamento da parte di bande locali. Nella mia città, Southend-on-Sea, – dice Dan Pratt, coordinatore di Together Free (https://www.togetherfree.org.uk), network battista impegnato nella lotta alla moderna schiavitù e alla tratta umana – abbiamo visto persone fuori dai rifugi notturni invernali e dalle mense che cercano di reclutare dei senza fissa dimora. A queste persone vulnerabili viene offerto lavoro, alloggio, cibo e alcol, tutte offerte che spesso celano sfruttamento e riduzione in schiavitù».

Nel 2018, quasi 7000 persone – uomini, donne e bambini – sostenute da organizzazioni di Primo soccorso, sono state vittime dello sfruttamento sessuale, del lavoro forzato, o costrette a commettere reati o tenute schiave in abitazioni private. Le vittime della schiavitù moderna subiscono traumi inimmaginabili per mano dei loro sfruttatori: manipolazione psicologica, fame, degrado, violenza, abuso e stupro sono solo alcuni dei meccanismi di controllo che vengono regolarmente utilizzati dai trafficanti.

Nel tentativo di sfuggire ai loro sfruttatori, le vittime della schiavitù moderna spesso si ritrovano senza casa e non hanno altra scelta che dormire per strada. In questo modo il senzatetto rischia di diventare nuovamente vittima di sfruttamento. 

Una ricerca pubblicata a fine ottobre da Hestia – organizzazione che dal 2011 ha aiutato più di 3000 adulti e oltre 1.000 bambini vittime della schiavitù moderna – indica che esiste un circolo vizioso tra il fenomeno dei senzatetto e la moderna schiavitù.

Il rapporto, dal titolo «Underground lives. Homelessness and Modern Slavery in London», stima che il 54% dei sopravvissuti alla schiavitù moderna sono stati dei senzatetto.

«Dato che le nostre chiese continuano a servire coloro che sono senza fissa dimora e che sono vulnerabili, siamo in una posizione unica per aiutare le persone sfruttate», ha affermato ancora Dan Pratt. 

Nel corso delle interviste svolte da Hestia, alla domanda «dove andrebbe a cercare aiuto», tutti gli intervistati hanno riposto che un senzatetto, vittima della schiavitù moderna, si avvicinerebbe a una chiesa, ad una moschea o ad altra organizzazione religiosa di aiuto, se sapessero dove trovarli.

La chiesa e altri luoghi di culto, dunque, sono visti dalle persone vulnerabili come luoghi di sicurezza e rifugio. «Recentemente – ha proseguito Pratt –, due chiese locali nella mia città hanno identificato due diversi casi di schiavitù moderna che riguardavano dei senzatetto. Queste persone venivano sfruttate attraverso la servitù domestica e la criminalità forzata. Le chiese, impegnandosi con queste vittime, sono state in grado di agire in collaborazione con altre agenzie per proteggerle dai loro sfruttatori».

Le chiese, dunque, sono invitate non solo a fare formazione ai propri volontari che vengono a contatto con i senzatetto, ma a mettersi in rete con tutti i soggetti che sul territorio sono impegnati in azioni di contrasto alle nuove forme di schiavitù e alla tratta.