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Paula White, una predicatrice evangelical alla corte di Trump

Donald Trump ha nominato la sua consigliera spirituale Paula White in una posizione in seno all’amministrazione: sarà responsabile della selezione delle opere, delle attività, religiose che possono essere finanziate dallo stato. Molti cristiani accusano questa controversa evangelica di predicare la teologia della prosperità, tanto in auge in questi anni fra i politici, da Trump a Bolsonaro. Si tratta della corrente neopentecostale evangelica che predica la convinzione di un Dio al servizio dei desideri di benessere del credente, proposta spesso da figure carismatiche, accusate da molti critici di proporre una giustificazione teologica al neoliberismo economico.

Ha la fama di essere la pastora che sussurra all’orecchio del presidente. In alcuni ambienti evangelici, si dice persino che questa predicatrice, molto vicina a Donald Trump da almeno quindici anni, lo abbia aiutato a «riconoscere Gesù nella sua vita. Comunque sia, il 31 ottobre Paula White è stata nominata capo della Faith and Opportunity Initiative, il programma federale su “Fede e iniziative opportune ad essa correlata”. Si tratta di promuovere e sostenere opere religiose che possono essere finanziate da sovvenzioni federali. Pertanto, le associazioni denominazionali che svolgono in particolare lavoro sociale, ma anche quelle che ad esempio difendono la libertà religiosa  (meglio se dei cristiani) o magari invece combattono l’aborto nel mondo. E in ballo ci sono molto molti soldi. 

Il compito di Paula White ha un aspetto politico, dal momento che potrebbe rafforzare i legami tra le influenti reti cristiane evangelical e il Presidente, il quale si appoggia molto all’elettorato evangelico – da cui proviene Paula White – per ragioni elettorali. Circa l’80% degli evangelici bianchi – un quarto dell’elettorato complessivo – ha votato per Trump nel 2016, così come la maggior parte dei conservatori cattolici. E Paula White è vista come la punta di diamante di Trump tra costoro. Il timore dei critici è che l’agenda politica possa tornare a occuparsi di aborto, fine vita, unioni omosessuali, con un accento assai conservatore, per non dire inquisitore.

Il programma che va a dirigere non è nuovo in sé. Il presidente George W. Bush lo ha creato nel 2001 per sostenere «Iniziative basate sulla fede». A quel tempo, il progetto ricevette molte critiche da parte di coloro che temevano di veder violati i principi della rigorosa separazione tra chiese e stato. Bush lo ha giustificato in nome del suo «conservatorismo compassionevole» a sostegno del lavoro sociale ad alte prestazioni messo in atto dalle organizzazioni religiose, ma con l’accortezza di non finanziare direttamente le chiese, il che sarebbe stato e sarebbe tutt’ora del tutto incostituzionale. Barack Obama ha mantenuto e persino ampliato il programma durante i suoi otto anni al potere. Per lungo tempo, è stato guidato dal giovane pastore pentecostale e attivista democratico Joshua DuBois, che era anche consigliere spirituale e amico personale del presidente Obama. Ciò che sorprende della nomina di Paula White non sono i suoi legami personali e/o politici con Trump, né la sua appartenenza alla corrente evangelical, ma il fatto di affidare responsabilità così importanti a un personaggio considerato da moltissimi osservatori stravagante e, oltre a ciò, promuovere di fatto un tipo di evangelismo controverso.

A 53 anni, Paula White si è imposta come ricca predicatrice e evangelista televisiva. Il grande pubblico l’ha scoperta nel gennaio 2017 quando ha pronunciato la tradizionale preghiera di invocazione durante la cerimonia di inaugurazione del mandato presidenziale di Trump. Ma nei circoli evangelici popolari, è una grande star, grazie ai suoi programmi televisivi e ai libri di testimonianza e di edificazione venduti in centinaia di migliaia di copie. Interpreta e racconta principalmente la propria storia personale di vita, in cui nulla sembrava dirigerla al ruolo che ha oggi. Proveniente da una famiglia modesta nel Mississippi, ha vissuto una terribile miseria. Sua madre era alcolizzata, suo padre si suicidò e da bambina subì abusi sessuali. A 18 anni, ha vissuto una conversione che ha completamente trasformato la sua vita. Allora era incinta e viveva in una roulotte. «Sono stata considerata uno spreco (spazzatura). Ma Dio sa come riciclare i rifiuti», spiega spesso nei suoi video.

Poco dopo, ha divorziato dal suo primo marito, ha sposato un pastore di successo, Randy White, che a sua volta era appena divorziato, e poi è diventata lei stessa una predicatrice, anche se non si è mai laureata teologia. Nella chiesa pentecostale cui apparteneva, era considerata una persona che sapeva profetizzare, un dono molto apprezzato nelle sue cerchie. Ma anche il suo secondo matrimonio e le attività teologico commerciale che ad esso erano collegate finirono malamente. Per quanto riguarda la megachurch che aveva fondato con suo marito, fallì e costò alla donna un’accusa di bancarotta. Nel 2011, è stata nominata pastora del New Destiny Christian Center in Florida, che in pochi anni è diventata una delle più grandi megachurch del paese. A maggio di quest’anno ha lasciato l’incarico, avendo deciso di dedicarsi interamente ai suoi ministeri online e alla televisione, che le hanno fornito entrate astronomiche.

Insomma, fra scandali economici e tormentate relazioni personali, Paula White pare la versione femminile del presidente; entrambi ammiccano agli Stati Uniti dell’uomo che si è fatto da sé, a qualunque prezzo. E piegano anche la religione ai propri tornaconti personali. Una deriva che sta facendo proseliti in giro per il mondo.