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Giustificate le assenze scolastiche dei figli dei detenuti

Il 29 ottobre scorso il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) ha colmato un vuoto normativo emanando una circolare (nota n. 22190) sulle assenze scolastiche fatte dagli studenti figli di persone detenute. Quando un ragazzo va a fare visita durante l’orario scolastico al proprio genitore che si trova in carcere, è segnato assente sul registro; ora, grazie alla nuova circolare, quelle assenze potranno essere considerate “giustificate”. A promuovere convintamente questa circolare è stata Lucia Azzolina (M5S), sottosegretaria del Miur, che – rispondendo ad alcune nostre domande – ha commentato: «La circolare è una misura attesa e richiesta da tempo dalle famiglie. Una giusta forma di tutela per questi ragazzi che già vivono una condizione di disagio e rischiano di essere danneggiati due volte».

Sono circa 70.000 i bambini e i ragazzi che ogni anno entrano in carcere per incontrare i propri genitori. In genere queste assenze vengono comprese nel monte ore annuale complessivo e spesso concorrono al raggiungimento della soglia massima consentita, mettendo a rischio l’anno scolastico. «Si tratta di una beffa – ha detto Azzolina –, soprattutto se si considera che in molti istituti di pena il giorno di ricevimento è stabilito in modo rigido, non cade necessariamente nel fine settimana e si può determinare, di conseguenza, una reiterazione delle assenze». In realtà, gli istituti scolastici già riconoscono alcune motivate deroghe alla frequenza di almeno tre quarti dell’orario annuale, necessaria per essere ammessi alla classe successiva. Tra queste vi sono: gravi motivi di salute; terapie e/o cure programmate; donazioni di sangue; partecipazione ad attività sportive e agonistiche organizzate da federazioni riconosciute dal Coni; adesione a confessioni religiose per le quali esistano specifiche Intese che considerano il sabato come giorno di riposo. Ora, la circolare invita le istituzioni scolastiche, in base alla propria autonomia, a inserire fra le possibili deroghe il «ricongiungimento temporaneo e documentato al genitore sottoposto a misure di privazione della libertà personale».

La circolare coglie appieno lo spirito di uno dei principali diritti dei figli dei detenuti, che è quello di mantenere il legame affettivo con il genitore attraverso incontri e contatti regolari, tranne nei casi in cui ciò non sia in contrasto con il superiore interesse del minore. Il padre o la madre in carcere continuano ad amare il figlio o la figlia e viceversa: facilitare la relazione familiare incide positivamente non solo sul genitore recluso ma soprattutto sullo sviluppo del minore. 

«La circolare – ha dichiarato Azzolina – è frutto di un ragionamento che mette gli studenti al centro, come dovrebbe essere sempre. Parliamo di ragazzi che già vivono una situazione difficile. Ci siamo calati nei loro panni, abbiamo attivato una giusta tutela. La scuola deve includere non escludere. Ringrazio il mio collega parlamentare Raffaele Bruno che, essendo impegnato in un capillare tour nelle carceri alla scoperta delle buone pratiche, mi ha esposto la questione e, naturalmente, ringrazio il personale del Ministero che ha agito rapidamente».

Alla domanda su che cosa rappresenti questa circolare per l’istituzione “scuola”, la sottosegretaria ha aggiunto: «Per la scuola questa circolare è un ulteriore passo segnato nel solco della Costituzione che, all’articolo 34, dice che essa è una Istituzione aperta a tutti. E lo è davvero quando guarda ai problemi dei più deboli. Credo sia un bel gesto di attenzione e civiltà, che evita un danno ulteriore a ragazzini che affrontano già evidenti difficoltà ».

Soddisfazione è stata espressa anche dal deputato Raffaele Bruno (M5S), evangelico battista: «La circolare rappresenta un gesto di grande cura nei confronti di chi, già alle prese con tante difficoltà famigliari e sociali, rischia di essere penalizzato anche in ambito scolastico. La scuola ha il dovere di stare al fianco e sostenere i soggetti più fragili e vulnerabili, che non devono mai sentirsi esclusi. Con questa circolare diamo un messaggio culturale e sociale importante: i figli dei detenuti non devono sentirsi vittime, né lo Stato li considera tali. Le istituzioni possono e devono fare tanto per combattere pregiudizi ed emarginazione sociale: con l’emanazione della circolare è stato compiuto un altro piccolo ma importante passo in questa direzione».