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Micromobilità: una questione eco-nomica

Risale agli inizi di giugno 2019 l’annuncio del sindaco del capoluogo sabaudo Chiara Appendino: sorridente ed entusiasta all’Environment Park inaugurò i lavori per il Clean Air Dialogue, l’iniziativa pronta all’arrivo in città della sperimentazione dei monopattini elettrici, e più in generale dei mezzi elettrici appartenenti alla “micromobilità”.
Quello degli ultimi anni è stato un periodo di intenso fermento nei confronti delle innovazioni tecnologiche legate alla mobilità. Car sharing, bike sharing, motorini a noleggio hanno letteralmente invaso le strade delle metropoli di tutto il mondo e, inevitabilmente, sono giunti in Italia.
Cinque mesi dopo, l’attualità risulta essere meno “green” di ciò che si era auspicato.

Tutto è iniziato nell’ultima settimana di ottobre: sono stati due i monopattini elettrici multati in corso Principe Oddone e nel quartiere Aurora (corso Brescia).
I loro proprietari, una volta fermati dalla pattuglia della polizia municipale, hanno ricevuto una sanzione di 1079 euro. La causa? La violazione degli articoli 97 e 193 del codice della strada: assenza di targa, di libretto di circolazione e di un’assicurazione.
I veicoli della micromobilità (oltre ai monopattini elettrici gli hoverboard, personal transporter, monowheel e skateboard elettrici) non erano mai stati regolamentati fino alla loro comparsa sulle strade, e nel silenzio legislativo l’uso che ne veniva fatto (i luoghi in cui circolare, la viabilità generale) era simile a quello di una bicicletta. Va specificato che, nonostante l’uso sempre crescente, questi mezzi non erano previsti fino a pochi mesi fa dal Codice della Strada né da alcune sperimentazioni, e andavano dunque considerati, tecnicamente, illegali.

Il Decreto Toninelli, entrato in vigore lo scorso 27 Luglio, è stato il primo tentativo di regolamentare questa materia che il (vecchio) Codice della Strada del 1992 non poteva certo prevedere. Per questi nuovi mezzi in circolazione dovranno essere i Comuni a decidere il periodo di sperimentazione adeguato (da un minimo di 1 a una massimo di 2 anni) e a deliberare in maniera autonoma sugli spazi in cui questi veicoli potranno effettivamente circolare.
Le linee guida che il decreto fornisce, per quanto riguarda i mezzi e il loro uso, sono le seguenti: 

        la circolazione è limitata ad aree pedonali, piste ciclabili, corsie riservate e zone a 30 km/h; i mezzi possono avere potenza massima di 500watt; la velocità massima consentita è di 20 km/h e, se superiore, serve un regolatore di velocità; su strada e su pista ciclabile è obbligatorio l’uso di giubbotto o bretelle catarifrangenti e i mezzi devono essere dotati di illuminazione.

Il comune dovrà adeguare la segnaletica, mentre l’obbligo più stringente riguarda l’età: bisognerà essere maggiorenni, o, se minorenni, dotati di patente AM. Tuttavia, il casco non è obbligatorio!

Tra le grandi città Torino è stata una delle prime a concorrere alla gara dell’innovazione.
La città metropolitana ha agito con una rapidità impressionante nella delibera della legge. Stabilendo delle vere e proprie aree sperimentali: le zone 30, le strade con velocità limitata a 30 km/h e le piste ciclabili e ciclopedonali (col divieto di circolare sotto i tantissimi portici della città).

A fronte di questi repentini cambiamenti il 21 Ottobre è uscita una circolare della polizia municipale per esplicare agli agenti quale tipo di comportamento adottare in strada, soprattutto nelle aree non previste dalla sperimentazione (e attenendosi alle norme attualmente in vigore). Superando i 6 km/h, i monopattini elettrici devono essere muniti di certificato di circolazione, targa e assicurazione per la responsabilità civile – e, per una questione di sicurezza, ci sarebbe anche il casco! Per la rispettiva violazione di ognuno di questi obblighi sono previste multe di 145, 76 e 849 euro. Per un totale di circa 1070 euro; un valore che risulta essere dalle 2 alle 3 volte maggiore del costo medio di un monopattino elettrico in commercio.

Finché il Comune di Torino non adeguerà la segnaletica, la circolazione di questi mezzi rimane comunque vietata nel centro: in Via Lagrange, Via Garibaldi e Via Roma nella parte pedonale, oltre che in Piazza San Carlo e Piazza Castello (e sotto i portici ovviamente). Nelle zone non sottostanti alla sperimentazione, qualsiasi veicolo elettrico (biciclette escluse, già regolamentate) che superi i 6 km/h verrà trattato alla stregua di un ciclomotore; per cui il rischio di incorrere in una multa di 1070 euro resta vivo per i più innovativi ma meno attenti.