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Buchi nel muro

In questi giorni viene ricordata la caduta del muro di Berlino, avvenuta trent’anni anni fa, nel 1989. Per una pura coincidenza, il Washington Post, autorevole quotidiano statunitense, in questi stessi giorni, ha reso noto che un altro muro, quello voluto a tutti i costi dal presidente Donald Trump per impedire il traffico delle mafie della droga (ma anche e soprattutto degli immigrati clandestini dal Messico agli Stati Uniti) è relativamente poco efficace; insomma, nonostante i recenti rafforzamenti effettuati con pali riempiti di cemento, non tiene. I trafficanti messicani riescono, con strumenti semplici e poco costosi, ad aprire dei varchi con mezz’ora di lavoro.

A suo tempo gli “esperti” avevano assicurato che la messa a punto di un sistema di sorveglianza elettronico avrebbe dovuto scoraggiare i tentativi di fuga e l’espansione dei trafficanti di droga, ma i numeri dicono il contrario: negli ultimi anni sono migliaia, almeno diecimila, le vittime tra le persone che hanno provato a passare. L’Amministrazione Trump si difende dicendo che è stato scelto quel tipo di difesa per motivi di bilancio; a questo proposito è opportuno non dimenticare che la costruzione di un muro, o simile, fu iniziata con il governo democratico di Clinton, mentre Obama, premio Nobel per la pace, non fu tenero in materia di rimpatrio forzato di clandestini…

Val la pena ricordare che, quando il muro di Berlino era in piedi, nel mondo si contava una quindicina di muri: oggi sono oltre 70! Dal più simbolico (Israele – Palestina) ai più recenti (700 chilometri) fra Turchia e Bulgaria e fra Arabia Saudita e Yemen. Quello di cui stiamo parlando (Messico -Stati Uniti) non scherza: 3200 chilometri, (3 volte l’Italia!), costo previsto sui 12 – 20 miliardi di dollari… Anche per loro ci sarà una “caduta” come a Berlino trent’anni fa? Certo, nel mondo diviso fra est e ovest del 1989, i cittadini del mondo che volevano che il muro (i muri) cadesse erano molti di più che nel mondo globale di oggi.