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Quando la fede unisce oltre le barriere

Da più di un decennio, il pastore John Fanestil, ministro della Chiesa Metodista Unita, tiene il culto domenicale a Friendship Park (il parco dell’amicizia), uno storico luogo di incontro fra persone bloccate ai due lati del confine tra Stati Uniti e Messico, affacciato sull’Oceano Pacifico tra San Diego e Tijuana. La Santa Cena viene celebrata ogni settimana, ed inoltre Fanestil ha iniziato ad operare per aiutare a preservare il parco come uno spazio pubblico in cui i membri di famiglie separate dal loro stato di immigrazione possono interagire, anche se la loro interazione avviene attraverso la recinzione di confine.

Ma negli ultimi mesi, accanto alla chiesa di confine è sbocciato un movimento multi-religioso che include un gruppo di musulmani, che si definiscono a loro volta moschea di confine, che si unisce a Fanestil in preghiera da aprile.

Domenica 27 ottobre, i due gruppi hanno ospitato “Pray Beyond Borders”, “Pregare al di là dei confini”, una giornata binazionale di preghiera che ha visto partecipare leader del posto, musulmani, cristiani ed ebrei.

Fanestil ha detto che desidera che questa iniziativa serva per inviare il messaggio che il confine tra Stati Uniti e Messico «è un luogo molto umano. È un luogo di incontro, di amicizia, di relazione pacifica, di comunione, di solidarietà».

L’evento arriva un anno dopo che le nuove restrizioni del governo degli Stati Uniti sono entrate in vigore sul sito, limitando il numero di persone ammesse nel parco a 10, invece di 25, con i funzionari dell’immigrazione federale che fanno entrare ed uscire le persone a turni di 30 minuti.

La recente collaborazione con la Moschea di Confine, ha affermato il pastore, «è solo un altro modo in cui le persone condividono lo spazio qui alla frontiera». Negli ultimi sei mesi i due gruppi si sono conosciuti bene. «È diventato davvero un volere condiviso dalla comunità occupare questo spazio storico e celebrare la nostra solidarietà con le persone attraverso le varie linee di demarcazione che ci terrebbero altrimenti separati», ha detto Fanestil.

Maite Gutierrez, volontaria presso la Fondazione musulmana latina, ha affermato di essere stata colpita dalla diversità di coloro che vivono lungo il confine messicano. Ha visto immigrati dall’Honduras, dal Guatemala, dal Messico, dalla Nigeria e da Haiti.

«Mi ha aperto gli occhi», ha detto Gutierrez. «Mi sento come se fossi davvero in America quando varco il confine perché vedo tanta diversità».

Unendosi in preghiera con gli altri, Garcia spera di combattere il razzismo e altri pregiudizi. «Se non ci uniamo, non ci saranno cambiamenti».