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La Bibbia dell’Orso

Compie 450 anni la cosiddetta “Bibbia dell’Orso” (Biblia del Oso), la prima traduzione completa in castigliano dell’Antico e Nuovo Testamento a partire dai testi ebraici e greci (e non da quelli latini, come accaduto in precedenti esempi come la Bibbia alfonsina del 1280), curata da Casiodoro de Reina, teologo dell’ordine di San Girolamo diventato protestante. E proprio ai protestanti si deve la campagna per la realizzazione di un francobollo commemorativo dell’evento, approvata lo scorso anno dalla Commissione filatelica spagnola dopo due precedenti tentativi infruttuosi e presentata all’inizio del 2019 (ne avevamo parlato qui).

Se la storia del francobollo dedicato alla Bibbia dell’Orso è stata avventurosa, assai di più, nei suoi quattro secoli e mezzo di vita, lo è stata quella della Bibbia stampata nel 1569 a Basilea considerata  a livello culturale uno dei frutti di quella straordinaria stagione che fu il  “Siglo de Oro” spagnolo, ma anche quella del suo traduttore. Le vicende biografiche di Casiodoro de Reinasono degne di un romanzo. 

Pare che un giorno giunse al suo monastero di Santiponce (vicino a Siviglia) un mercante di vini, portando oltre alle bottiglie i racconti sul movimento di riforma avviato in Germania da Martin Lutero. Nelle casse non c’erano solo bottiglie, ma libri, e molti monaci furono interessati dalle nuove idee e cominciarono ad approfondire. Un giorno l’Inquisizione catturò l’uomo e lo mandò al rogo, ma nel monastero i principi della Riforma protestante (diffondere il messaggio biblico nelle lingue della gente, incoraggiare la formazione dei laici e la loro lettura diretta della Bibbia) si erano ormai diffuse. Diversi monaci, rischiando di essere arrestati dall’Inquisizione, dovettero fuggire, tra cui il nostro Casiodoro, che insieme ad altri arrivò a Ginevra nel 1557. Qui entrò in contrasto con Calvino (erano passati pochi anni dal tragico epilogo della vicenda del suo conterraneo Michele Serveto) per cui negli anni successivi lo troviamo in diverse città dell’Europa a predicare ai suoi connazionali diventati protestanti. Fu in diverse città francesi, poi in Inghilterra dove si sposò e fu accolto dalla regina Elisabetta I come pastore tra i ranghi della Chiesa d’Inghilterra, e proprio qui cominciò a tradurre la Bibbia in castigliano; ma anche qui giunsero gli intrighi degli emissari dell’Inquisizione, che tentarono di catturarlo con le accuse più diverse, dall’appropriazione indebita alla sodomia alla promiscuità. Scampato avventurosamente all’arresto e rifugiatosi nelle Fiandre, visse fra Anversa e Francoforte, dove morì, dopo essere entrato nella chiesa luterana ed esserne diventato negli ultimi mesi di vita pastore ausiliario.

La diffusione della Bibbia in spagnolo fu osteggiata per due secoli in Spagna, e solo nel 1790 la monarchia permise di stampare una Bibbia in castigliano. Intanto però la Bibbia dell’Orso si era diffusa tra gli spagnoli in tutta l’Europa, con un contributo fondamentale alla diffusione del pensiero protestante anche fra la popolazione iberica. Un percorso lungo e travagliato, che però ha permesso di arrivare fino a oggi, all’esistenza di chiese protestanti anche nella “cattolicissima Spagna”. Chiese protestanti, che, proprio in questi giorni, dal 31 ottobre al 3 novembre, celebrano 150 anni di testimonianza e il 78° Sinodo generale sul tema “Proclamare speranza” della Chiesa evangelica spagnola (Iee, Iglesia Evangélica Española), metodista e presbiteriana.

Un buon presagio sulle sorti del protestantesimo in Spagna si trovava (per caso?) proprio nell’immagine sul frontespizio della Biblia del Oso, da cui il soprannome: un orso che si avvicina a un alveare su un albero. Per alcuni si tratta di un riferimento al nome dello stampatore, per altri l’incisione fu scelta semplicemente perché il tipografo ce l’aveva sotto mano. Ma la spiegazione più significativa è che si tratti di una metafora della dolcezza delle parole del Signore (Salmo 119, 103 “Quanto gustose sono le tue parole: le sento più dolci del miele”), che, se accostata al versetto di Isaia 40, 8 “la parola del nostro Dio dura per sempre”, scritto poco sotto in ebraico e spagnolo, mostra appieno il suo messaggio.