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La necessità della lettura biblica per la vita dei credenti e delle chiese

Il 31 ottobre si celebra convenzionalmente la Festa della Riforma Protestante, ricordando il giorno in cui Martin Lutero affisse le 95 tesi al portone della chiesa del castello di Wittenberg. Le chiese riformate organizzano per l’occasione un culto ad hoc, che si svolge in base alle necessità delelvarie comunità la domenica precedente o quella successiva al 31 ottobre. Ospitiamo qui di seguito un intervento del professor Eric Noffke, docente di Nuovo Testamento presso la Facoltà valdese di Teologia di Roma e presidente della Società biblica in Italia.

 Di fronte al Male che imperversa nel mondo, la coscienza dei credenti viene giustamente scossa e questo ci sprona ad agire. Quando scoppia una crisi umanitaria, ci attiviamo. Con la diaconia sia di comunità sia istituzionale ci siamo dati gli strumenti e le risorse per aiutare chi è nel bisogno. Le nostre chiese hanno parecchie iniziative di cui andare fiere, tanto locali quanto nazionali.

Se agire è bene, però, non dobbiamo cadere nella tentazione del nostro tempo, assillato dal dogma del fare a tutti i costi e cadere, così, in un pericoloso circolo vizioso. Anche le iniziative e i progetti migliori possono essere strumentalizzati per altri fini oppure diventare un modo per attenuare un nostro senso di colpa o per appagare un nostro bisogno. L’agire non è un valore in se stesso, ma deve rispondere a un progetto, a una consapevolezza. Altrimenti si rischia una situazione di squilibrio, dove si agisce alla cieca, magari finendo involontariamente per far danni. Quando i grandi riformatori del XVI secolo ci mettono in guardia dalla teologia delle opere, ci chiedono di prestare attenzione anche a tutto questo, ricordandoci che essere animati dalle migliori intenzioni non basta, anzi, certe volte può essere controproducente. 

Una volta un collega usò questa immagine per descrivere la giustificazione per fede: «Immagina di non saper nuotare e di cadere in acqua. Per di più non ci vedi bene, e così cominci ad agitarti in preda al panico. Più ti agiti, più affoghi!». Questa immagine rende bene la situazione di chi agisce senza avere la fede. La salvezza è il braccio teso di Dio che cerca di tirarti fuori dall’acqua. Ma, se non ti fidi, come fai ad aggrapparti a quel braccio? Magari non lo vedi neanche… La fede ti aiuta ad affidarti a chi ti aiuta, mentre la Scrittura ti permette di vedere il braccio di Dio che viene in tuo aiuto.

Proprio per questa ragione, la ricetta dei Riformatori prevedeva generose dosi di istruzione biblica per tutte e tutti, come attesta in quegli anni il proliferare di collezioni di commentari, di strumenti per lo studio delle lingue bibliche (grammatiche, vocabolari), di traduzioni (arricchite di introduzioni ai singoli libri e di note). Solo ritornando alla Parola noi possiamo capire in che direzione andare, che cosa può essere giusto fare o non fare. Non per nulla la Domenica della Riforma nelle nostre chiese è dedicata alla Società biblica in Italia, che si impegna a diffondere la lettura e la conoscenza della Bibbia. In un tempo in cui mille voci rincorrono la nostra indignazione, in cui siamo chiamati a questa o quella crociata, la Scrittura può farci da bussola e aiutarci ad andare nella direzione giusta, senza seguire il gregge e mantenendo la nostra libertà di agire come davvero può essere utile. Certo, così è facile finire fuori dal coro, ma questa è stata da sempre la condizione di chi crede all’evangelo.

Di qui la sottolineatura dell’importanza della conoscenza della Bibbia anche oggi, nei giorni in cui ricordiamo la Riforma protestante del XVI secolo. Una conoscenza che deve riguardare non solo i nostri pastori, che nella Facoltà di Teologia si fanno un minimo di tre anni di Antico e di Nuovo Testamento, dopo aver studiato a fondo l’ebraico e il greco. La formazione biblica è una priorità per tutti i singoli credenti e per le comunità, e molti sono gli strumenti messi a disposizione dalla nostra chiesa: il volumetto Un giorno una parola, con proposte di lettura quotidiana; i culti e gli studi biblici delle comunità; le pubblicazioni della nostra casa editrice, la Claudiana, e le meditazioni del Culto radio (Fcei) e quelle proposte da Riforma; i percorsi di formazione a livello base e universitario (a esempio il corso a distanza o il Master “Teologia e diaconia in prospettiva interculturale” della Facoltà valdese). 

Gli strumenti ci sono, e le occasioni di formazione anche. Quanti, però, hanno perso la consapevolezza della centralità della Bibbia, sola «lampada al nostro piede»? La Riforma protestante ci rimanda alla Bibbia e ci insegna a studiarla a tutti i livelli. Dobbiamo superare la presunzione della nostra autosufficienza e confrontarci con le sorelle e i fratelli sulla Parola, leggerla e meditarla, anche personalmente. E quindi, naturalmente, agire, perché come l’azione è inefficace senza la guida delle Scritture, non può esistere una fede nell’amore di Dio che resti passiva e inerte davanti alle sfide di questo mondo.

Foto: Vincent Van Gogh, natura morta con Bibbia