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Che cosa fanno le chiese nella “pubblica piazza”?

leader delle chiese della Comunione di Porvoo si sono incontrati in Portogallo, a Porto, dal 10 al 12 ottobre scorsi, sul tema “La voce della chiesa nella sfera pubblica”. Accolti dal Seminario di Vilar, della Chiesa evangelica apostolica cattolica lusitana (anglicana) hanno condiviso momenti di culto, comunione fraterna e dibattiti.

La Comunione di Porvoo è nata nel 1994 in Finlandia, ufficialmente nella cittadina di Järvenpää, ma l’unione ha poi preso il nome più semplice della vicina Porvoo, dove si è tenuta la prima celebrazione congiunta. Questa unione di chiese nasce dal riconoscimento della piena comunione inizialmente fra le chiese luterane di Norvegia, Svezia, Estonia, Lituania, e la Chiesa episcopale di Scozia (anglicana), coinvolgendo successivamente le Chiese anglicane d’Inghilterra, Irlanda e Galles, la Chiesa luterana dell’Islanda, Finlandia e poi Danimarca, e la penisola iberica, le cui piccole chiese anglicane (la Chiesa evangelica apostolica cattolica lusitana e la Chiesa episcopale riformata spagnola) si sono aggiunte nel 2001. Comprende oggi 15 chiese, infatti ne fanno parte dal 2014 anche la Chiesa luterana del Regno Unito e la Chiesa luterana lettone all’estero (mentre quella nazionale mantiene il ruolo di osservatrice fin dalla nascita della Comunione).

All’incontro portoghese hanno partecipato 34 rappresentanti (pastori e laici) di quasi tutte le chiese membri, portando punti di vista ed esperienze diversificate, e confrontandosi su un tema, quello del ruolo delle chiese nel mondo “secolare”, che ha consentito incursioni nella politica, nella vita sociale e civile dei vari paesi.

L’arcivescovo di Dublino Michael Jackson, per esempio, ha portato la discussione sul tema della secolarizzazione e della laicità («amico confuso o nemico attivo?»): oggi, nell’era post-secolare che stiamo vivendo, ha detto, è necessario ripensare le categorie della religione e della laicità, è necessario un nuovo linguaggio, «un nuovo dialogo che non parli più in termini di vittoria di una visione sull’altra».

Di un nuovo modo di stare nella “piazza” ha parlato poi il responsabile del dipartimento di comunicazione digitale della Chiesa d’Inghilterra, Adrian Harris, sondando le possibilità offerte dalla presenza delle chiese sul web e in particolare «l’importanza di una strategia di coinvolgimento a livello mondiale, per mettere le persone in contatto con la vita della chiesa a livello locale, in un mondo in cui le persone trascorrono sempre più tempo online».

Posizioni più caute, sul coinvolgimento delle chiese nella sfera pubblica (virtuale o reale che sia), sono state espresse da alcuni rappresentanti delle chiese luterane di Svezia e Norvegia, Cristina Grenholm e Sven Thore Kloster, citando la dottrina luterana dei due regni ed esempi concreti della difficoltà di affrontare come chiese alcuni temi politici particolarmente divisivi.

A proposito di questioni politiche scottanti, non poteva mancare nella discussione una sessione dedicata alla Brexit, condotta da quattro rappresentanti delle chiese d’oltremanica, Helene Steed (Chiesa d’Irlanda), Ainsley Griffith (Chiesa del Galles), Miriam Weibye (Chiesa episcopale scozzese) e Rachel Jepson (Chiesa d’Inghilterra). Al di là delle profonde divisioni sul tema, hanno tutti convenuto sull’importanza di mantenere le relazioni fra le chiese, superando divisioni e frontiere.

Un altro tema di profonda attualità, i cambiamenti climatici, è stato affrontato dai finlandesi, Lena Kumlin e Tomi Karttunen, presentando il lavoro fatto dalla Chiesa luterana con l’obiettivo di arrivare a essere una chiesa a emissioni zero entro il 2030, anche attraverso un “diploma ambientale” per stimolare le singole chiese ad attuare comportamenti green.

E non è mancato un excursus sulla situazione delle chiese in Portogallo, tenuto dal giornalista António Marujo, specializzato in questioni religiose, che ha evidenziato un panorama variegato ma con una Chiesa cattolica romana predominante (ne avevamo parlato qui in occasione dell’incontro della Cepple-Conferenza delle Chiese protestanti dei paesi latini d’Europa nel 2017 proprio in Portogallo). L’opinione pubblica si aspetta che le chiese (a prescindere dalla denominazione) contribuiscano al discorso pubblico facendo sentire la loro voce, e Marujo ha citato esempi in cui ciò è avvenuto e altri casi in cui invece le chiese hanno rifiutato di prendere posizione.

(Fonte dell’articolo: Igreja Lusitana e della foto: Igreja Lusitana-Comunhão Anglicana)