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Cantieri lavoro, una chance per due

Sistemare e mettere in sicurezza la sponda di un rio, riparare gli elementi di arredo urbano, raccogliere i rifiuti abbandonati sulla riva del fiume: sono solo alcune delle possibilità offerte dal bando regionale per attivare cantieri di lavoro coinvolgendo persone sottoposte a misure giudiziarie. Il bando si rivolge ai Comuni o alle unioni di Comuni, che avranno tempo per partecipare dal 4 al 25 novembre prossimi. La Regione Piemonte ha stanziato per il progetto 456.463 euro, cifra che sarà distribuita direttamente ai Comuni che attiveranno i cantieri. I costi ammissibili dovranno riguardare la copertura salariale del lavoratore per un massimo di 35 euro giornalieri e un massimo di 7 ore di lavoro. I cantieri, in ragione del progetto e delle relative attività, potranno durare dai due ai dodici mesi. 

«Una misura la cui importanza si può vedere su due fronti – spiega l’assessore regionale al lavoro Elena Chiorino – da un lato si offre ai municipi, specialmente quelli piccoli e in costante sofferenza di organico, la possibilità di avvalersi di persone che possono svolgere attività importanti per un territorio. Dall’altro si offre la possibilità ai detenuti che intendono davvero, in prospettiva, reinserirsi virtuosamente nella società, di aumentare le proprie competenze e di sperimentare esperienze lavorative anche durante il periodo in cui scontano la propria pena». 

Importante sottolineare come queste possibilitàpossano essere integrate con percorsi di formazione indirizzati non solo allo svolgimento della mansione assegnata, ma atti a favorire l’acquisizione di competenze spendibili in seguito sul mercato del lavoro. Come accennato, sono molti e molto vari gli ambiti in cui si possono spendere queste opportunità: dall’ambiente alla cura del territorio (anche in ambito di dissesto idrogeologico), alla manutenzione di aree verdi, ma anche l’ambito turistico e culturale offrono interessanti prospettive. Un percorso, quello dei cantieri lavoro, già consolidato da qualche anno e che ha trovato sempre il favore delle amministrazioni mettendo sul campo numeri importanti: «Il numero di persone impiegate dipenderà naturalmente dalle richieste che ci perverranno – spiega Chiorino – tuttavia, analizzando lo storico, possiamo ragionevolmente ipotizzare una cifra intorno ai 350, che rappresenta poco meno del 10% del totale dei detenuti»

Giudizio positivo anche da parte del garante regionale dei diritti delle persone detenute Bruno Mellano «Si tratta di uno strumento particolarmente importante perchè, oltre a offrire una possibilità di reinserimento attraverso il lavoro a chi sta scontando una misura restrittiva, fornisce ai Comuni manodopera preziosa e questo aspetto influenza e rafforza il processo di socializzazione». Proprio in questi giorni il garante sta incontrando diverse amministrazioni piemontesi per esporre il progetto e invitare alla partecipazione «Il nostro ruolo – spiega Mellano – è legato all’aspetto della sensibilizzazione e dell’informazione. In questi giorni ho incontrato diversi sindaci e penso che sia importante, anche per superare eventuali pregiudizi e timori attraverso la testimonianza di esperienze che, invece, si sono rivelate, nella maggior parte dei casi, fruttuose e umanamente significative».