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La dispersione scolastica implicita nei dati INVALSI

Guardando al mondo della scuola, raramente si sente parlare di dispersione scolastica implicita. In realtà, si tratta di un fenomeno piuttosto diffuso, per quanto spesso sfugga alle statistiche: comprende tutti quegli studenti che conseguono il diploma, ma senza raggiungere una buona qualità e quantità di competenze.

Un editoriale recentemente pubblicato da INVALSI – Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione -cerca di mettere in luce questa problematica a partire dai dati. È difficile quantificare numericamente gli studenti coinvolti, ma «la possibilità di disporre delle Prove INVALSI standardizzate, quindi uguali per tutti, ci permette di quantificare questo fenomeno che purtroppo è tutt’altro che irrilevante», spiega Roberto Ricci, dirigente di ricerca INVALSI, responsabile dell’Area prove nazionali. «Sono prove che tutti gli studenti fanno al termine dei cicli scolastici, e sottolineo l’importanza che le facciano tutti, perché se così non fosse noi perderemmo proprio quella quota di studenti che maggiormente ne ha bisogno, quindi è importante avere dati su tutti». Le Prove sono suddivise in un test di italiano, uno di matematica e uno di inglese, e consentono quindi di avere una misura delle competenze di base soprattutto per quanto riguarda gli studenti che hanno completato il loro ciclo di scuola secondaria di secondo grado, «cioè del corredo minimo che un futuro cittadino o un cittadino stesso (perché parliamo di ragazzi di 19 anni) deve avere per potersi muovere nella società», continua Ricci.

Il quadro però non sembra essere incoraggiante. Le conseguenze, in particolare per chi non possiede un corredo di conoscenze di base, si prospettano gravi perché «avrà possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro e nella società molto limitate, e si viene a prefigurare un bacino ulteriore di esclusione sociale molto preoccupante», secondo Roberto Ricci, «perché quelle non sono le competenze che ci si dovrebbe aspettare dopo un percorso di 13 anni di scuola».

Il fenomeno della dispersione scolastica implicita ha una particolare incidenza nel Mezzogiorno, e se si somma questo dato a quello della dispersione esplicita (gli studenti che abbandonano gli studi prima del conseguimento del diploma) si può dire che un giovane su tre in età compresa tra i 18 e i 24 anni in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna non possiede competenze base nella capacità di lettura o di effettuare calcoli.

La situazione non è però irrimediabile: «oggi come oggi disponiamo di una struttura didattica che ci consente di individuare presto questi ragazzi e intervenire addirittura al termine della scuola primaria, che spesso è dove cominciano i problemi», conclude Roberto Ricci. Le Prove INVALSI, anche se molto discusse e criticate, possono rappresentare uno degli strumenti da mettere in campo per la prevenzione di questo tipo di fenomeni.