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Dal dramma dei barconi al calcio professionistico

Ndiaye Maissa Codou, classe 2002, senegalese, è un nuovo giocatore dell’A.S. Roma. Nulla di strano nell’era del calcio sempre più multietnico e multirazziale, nel quale le squadre delle serie maggiori hanno osservatori sparsi in tutto il mondo alla ricerca di nuovi talenti.

Ma questa è una storia speciale. Ndiaye è arrivato in Italia lo scorso anno su uno dei barconi che attraversano il mar Mediterraneo in questi anni, carico di persone disperate in fuga da orrori e carestie. Non si ricorda nemmeno più esattamente quando. Ha dormito varie notti in una stazione ferroviaria del sud del paese, prima di finire in un centro per minori non accompagnati a Napoli.

La passione, come pressoché tutti i giovani della sua età, è il pallone. Gioca in strada e come nelle favole qualcuno lo nota e lo segnala ai dirigenti dell’Afro-Napoli United, una cooperativa sportiva dilettantistica sociale nata 10 anni fa per la promozione dell’integrazione sociale attraverso lo sport della quale abbiamo spesso parlato su Riforma, soprattutto in quanto la squadra di calcio è composta in parte da giocatori stranieri provenienti da situazione di particolare vulnerabilità.

La formazione, partendo dalla terza categoria, ha avviato una cavalcata incredibile, con la vittoria di quattro campionati di seguito e la partecipazione dallo scorso anno al campionato di Eccellenza, la quinta serie delle serie calcistiche italiane. Pietro Varriale, Direttore sportivo dell’Afro-Napoli, che gioca le partite casalinghe a Mugnano, ha raccontato come «La burocrazia sportiva gli abbia impedito di giocare per diversi mesi, ma noi abbiamo fatto di tutto per tesserarlo e consentirgli il trasferimento alla Roma».  Ciò a causa della mancanza del permesso di soggiorno e quindi di un pezzo di carta a certificare in qualche maniera il diritto di esistere di Ndiaye. Da fine gennaio 2019 è tesserato in rosa a tutti gli effetti e di lui colpiscono subito le grandi doti atletiche che ne fanno un centrale difensivo di interessante prospettiva. Da qui gli occhi addosso di varie squadre di punta, dalla Juventus al Napoli alla Roma, che è il team scelto infine dal ragazzo. Che dall’estate si sta già allenando a Roma e che ora verrà aggregato alla formazione Primavera. 

In un’intervista al giornal francese Journal Du Dimanche, all’interno di un reportage dedicato proprio all’Afro-Napoli lo scorso gennaio Ndiaye raccontava di aver già subito vari episodi a sfondo razziale: «Un giorno, un uomo per la strada mi ha chiamato merda nera di fronte a sua moglie e ai suoi figli, ci sono persone che sono difficili da capire veramente, quindi l’ho ignorato. Deve essere più facile integrarsi altrove no? Ma non mi lamento mai, ho cinque fratelli e sorelle, sono un capofamiglia, quindi non ho scelta». Non servono commenti. Dell’Italia ha già visto il peggio dunque, ma anche tante storie di accoglienza, e ora sogna il meglio per sè e la sua famiglia.