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Sit-in della chiesa protestante in Algeria contro la chiusura dei luoghi di culto

Dozzine di fedeli della Chiesa protestante d’Algeria (Epa), principalmente responsabili delle chiese locali, provenienti da diverse wilaya (province), tra cui Béjaïa, Tizi Ouzou, Algeri e Orano, si sono radunate ieri davanti al municipio di Bejaia per chiedere il sollevamento dei sigilli apposti dalle autorità locali ai loro luoghi di culto. Da tempo sono in corso chiusure arbitarie da parte delle autorità locali dei templi della chiesa protestante. «Desideriamo informare il pubblico che purtroppo restano chiusi cinque luoghi di culto appartenenti alle chiese nell’area di Bejaia affiliate all’Associazione della Chiesa protestante dell’Algeria, nonostante le nostre continue richieste di revoca dei sigilli. Questi luoghi di culto, che si trovano ad Ait Melikeche (Tazmalt), Akbou, Ighram, Riquet e Ighzer Amokrane, sono stati arbitrariamente chiusi dalle autorità locali, alcuni da più di un anno, impedendo così centinaia fedeli di riunirsi in preghiera, e questo, in evidente disprezzo della Costituzione algerina e dei diritti umani», si legge in una dichiarazione resa pubblica dall’Epa. Mentre cantavano canzoni cristiane in coro, i fedeli hanno srotolato cartelli e striscioni su cui si poteva leggere: “No alla chiusura ingiusta delle chiese”, “La libertà di culto è un diritto universale” , “Cristiani algerini e orgogliosi di esserlo” o “Sì per l’applicazione dell’articolo 42 della Costituzione”.

Il ricorso a questa protesta, afferma il presidente dell’Epa Salah Chalah, è stato deciso in seguito al rifiuto dell’amministrazione di concedere loro un’audizione. «Abbiamo esaurito tutte le modalità amministrative per far valere i nostri diritti, senza risultati. Purtroppo le porte del dialogo sono state chiuse dalle autorità. L’Epa deplora in particolare l’incomprensibile e ingiustificato rifiuto del wali (governatore) di Béjaïa di concederci un’audizione per discutere della questione della chiusura dei nostri luoghi di culto. Una richiesta che abbiamo fatto nel novembre 2018 tramite una lettera ufficiale. Questo rifiuto ha posto l’Epa di fronte al fatto compiuto, da qui la decisione di utilizzare questo sit-in per essere ascoltata dalle autorità pubbliche e ribadire la richiesta di riapertura dei luoghi di culto», ha detto il primo responsabile dell’Epa. Il wali di Bejaia ha promesso di ricevere una delegazione della chiesa protestante la prossima settimana.