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Le chiese in un’Europa secolare

Il dibattito sul crocifisso nelle aule scolastiche, pronto a riemergere e poi di nuovo inabissarsi, è forse il miglior commento all’ultimo libro di Olivier Roy*, politologo francese che insegna al fiorentino Istituto universitario europeo. L’Europa è ancora cristiana?, si chiede l’autore, e il sottotitolo chiarisce meglio: «cosa resta delle nostre radici religiose». Ma quest’ultima frase, priva di punto interrogativo, è una constatazione: il libro parla proprio di ciò che rimane, o è rimasto, del cristianesimo.

Non ne risulta un panorama esaltante: le chiese si vuotano in maniera trasversale alle grandi famiglie confessionali (il discorso è di fatto limitato agli ambiti cattolico e protestante – e anche l’Europa presa in considerazione è in buona misura quella occidentale), eppure una certa influenza esse continuano a esercitarla avendo ceduto agli Stati la rappresentanza di alcuni valori ritenuti cardine. Ma di quella che era una fede di massa ora restano quasi esclusivamente i segni esteriori. Chi difende la presenza del crocifisso nelle scuole pubbliche ne rivendica la natura non “confessionale”, ma culturale: un’affermazione che dovrebbe spiacere al credente convinto, il quale ha tutti i diritti di riconoscere da cattolico il valore che quel simbolo ha per la sua fede. Ma appunto: per la sua fede. Non per altro.

Il calo numerico sia dei fedeli sia delle vocazioni è ineluttabile (si parla per il XXI secolo di una soglia di praticanti regolari nelle varie confessioni attestato al di sotto del 10% degli europei), così come è stato ineluttabile, per la Chiesa cattolica, doversi adattare a un ambiente culturale che ha recepito intorno al 1968 i cambiamenti precedentemente sorti negli Usa: i costumi, le relazioni interpersonali, la vita sessuale, la rivoluzione femminile hanno prodotto uno scollamento che, nonostante l’enciclica Humanae vitae non si è più arrestato – i referendum successivi su divorzio e aborto sono lì a dimostrarlo.

Partendo da Medio Evo e Riforma, l’autore percorre le tappe della perdita di potere della Chiesa, riallacciandosi anche al precedente La santa ignoranza. Religioni senza cultura (Feltrinelli, 2009) per arrivare a un’attualità resa ancor più implacabile dal confronto obbligato con i molti islamici che giungono nel nostro Continente e con l’espansione di un cristianesimo più recente in Asia e America latina. Se l’Europa – si chiede Roy – «non è più al centro del cristianesimo (…) il cristianesimo è al centro dell’Europa?».

Altra domanda, altrettanto implacabile: «il crollo della pratica [cristiana] procede di pari passo con una semplice secolarizzazione dei valori, che nel loro contenuto rimangono fondamentalmente cristiani, oppure l’Europa oggi definisce se stessa attraverso dei riferimenti e dei valori che le chiese non riconoscono più come cristiani?». Se non bastano la vita sessuale e le dinamiche familiari, basta buttare l’occhio nel terreno della bioetica per capire quanta fatica il discorso cristiano, se inteso dal punto di vista dell’obbedienza, faccia a trovare spazio nella vita degli individui.

Se crollano i valori tradizionali, un tempo garantiti dalle Chiese, ciò non va necessariamente a beneficio di atteggiamenti rivoluzionari o libertari: chi più si batte per la difesa dei valori cristiani, lo fa in genere in opposizione alla paventata invasione islamica, ma raramente conduce una vita improntata alla castità (a parte i religiosi): «Il populismo è anch’esso individualista, edonista e antielitario come lo erano i giovani del ‘68; in sostanza, i populisti vogliono trarre un beneficio solo per se stessi».

Se la chiesa come istituzione non attira più, e i suoi valori tradizionali vengono misconosciuti, che cosa resta da fare ai cristiani militanti? Alcuni, molti entrano in movimenti e nuove chiese di tipo carismatico, in ambito sia cattolico sia protestante. Gli altri, tutti gli altri, dovrebbero riconsiderare il valore comune della testimonianza e dell’esempio, forse osando di più, e non nascondendo la propria fede.

 * Olivier Roy, L’Europa è ancora cristiana? Milano, Feltrinelli, 2019, pp. 158, euro 17,00.