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Ho cercato il Signore, ed egli m’ha risposto

Ho cercato il Signore, ed egli m’ha risposto; m’ha liberato da tutto ciò che m’incuteva terrore
Salmo 34, 4

Gesù dice: «Qual è la donna che se ha dieci dramme e ne perde una, non accende un lume e non spazza la casa e non cerca con cura finché non la ritrova?
Luca 15, 8

 “Meglio morire in mare che stare in Libia. In mare si muore una volta sola, se stai in Libia è come se morissi tutti i giorni. I letti dove dormivamo erano pieni di insetti, avevamo pagato per il viaggio, ma nell’attesa dovevamo lavorare per i padroni del posto. Gratis, come schiavi. Chi si rifiutava veniva picchiato. Ho visto gente morire sepolta a pochi metri da dove dormivamo”.

Nelle parole del sedicenne Bakary, arrivato in Italia attraversando il Mediterraneo, troviamo l’immagine del terrore. Di uno dei tanti terrori che una parte dell’umanità è costretta a vivere sulla propria pelle. Un terrore che coinvolge anche il resto dell’umanità, quella più fortunata, a cui invece tocca “soltanto” di vedere con i proprio occhi il consumarsi delle tragedie. Da una parte e dall’altra paura e impotenza, speranza e delusione, ricerca e rifiuto. La grande Europa cristiana ancora si interroga cosa fare di fronte alla paura e alla tragedia, ed intanto giovani come Bakary e meno giovani continuano a soffrire.  La grande Europa cristiana, quella che ha terrore di essere invasa, di vedere distrutta la propria tradizione, che ha persino paura di essere troppo “umana”. Quante volte migranti come Bakary, donne e uomini sulle onde della paura, hanno invocato il loro Dio, ognuno in modo diverso, ognuno con speranza e fiducia. Ora sia l’Europa cristiana a cercare Dio e chiedere di essere liberata dal terrore degli altri, dal terrore di essere dominata per poter tornare ad aprire le sue braccia e non solo i suoi porti e partecipare alla liberazione di coloro che come noi hanno diritto ad essere liberi. Amen!