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Una moschea al femminile ospitata da una chiesa luterana a Parigi

Sono i locali del tempio luterano Saint-Jean, nel 17° arrondissement di Parigi, ad aver ospitato sabato 21 settembre il simposio inaugurale della moschea Fatima. Il luogo di culto è affiliato alla Chiesa protestante unita, alla cui guida dal 2017 è stata chiamata la pastora Emmanuelle Seybold. Non un caso secondo la teologa Kahina Bahloul, che insieme al professore di filosofia Faker Korchane, porta il progetto di una nuova moschea liberale che porta il nome della figlia del profeta Maometto.

La giovane imama è determinata a andare avanti nonostante le critiche, anche virulente, piovute sulla sua iniziativa, così come già accaduto in questi anni in casi analoghi dalla Danimarca agli Stati Uniti. Parliamo di moschee guidate da donne. Due settimane prima, sempre nella capitale francese, era stata la volta di un’altra inaugurazione di una moschea, la prima guidata da donne, due ex giovani insegnanti, pronte a raccogliere la sfida di un islam “moderno”, capace di aprirsi al mondo e di affrontare le istanze che da questo giungono, traducendo in atti concreti la propria fede in un Dio capace di accogliere. «Rispondiamo a esigenze che ci vengono sottoposte» afferma Korchane, «cerchiamo di fornire soluzioni alle persone che ce lo chiedono. Dobbiamo avere una pratica di fede in armonia con il tempo in cui ci troviamo a vivere». Il progetto della nuova moschea, che fisicamente si sposterà in altri locali dopo questa prima volta in casa riformata, si iscrive nella lunga tradizione dell’islam riformista, «intrinseca all’islam stesso, seppur molti non ne sono a conoscenza in quanto si tratta di una parte “perdente” rispetto al salafismo che nel XX secolo ha visto assumere posizioni via via più preponderanti» racconta Steven Duarte, islamologo e specialista del riformismo religioso nell’islam contemporaneo.

«La verità, inizialmente, era assoluta con Dio. La verità cadde sulla terra e si spezzò in mille pezzi. Ogni volta che un essere umano trova un piccolo specchio, dice di aver trovato la verità assoluta. Ma ne ha trovato solo una piccola parte. Quindi, cerchiamo di avere l’umiltà di dire che ognuno di noi ha solo la sua piccola verità e proviamo, collettivamente, a ricomporre questo enigma della verità. È scambiandoci esperienze collettivamente, pensando insieme a come costruire un mondo migliore che forse possiamo ricostituire, il bellissimo specchio della Verità Divina», conclude Kahina Bahloul, citando il grande mistico sufi Jalal Ud- Din Rumi.

Coraggiosi passi in avanti da parte di correnti dell’islam, che fatichiamo a vedere ad esempio nel mondo cattolico, nonostante sinodi come quello amazzonico o tedesco abbiano posto seriamente fra le altre la questione del maggior coinvolgimento delle donne nella vita della chiesa. 

Adattamento da Saphir News