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Inaugurato il 165° anno accademico della Facoltà valdese di Teologia

Sabato 5 ottobre, la Facoltà valdese di Teologia di Roma ha inaugurato il 165° anno accademico. Alla prolusione erano presenti il corpo docente, gli studenti e le studentesse iscritti alla Facoltà in vista del pastorato, gli iscritti al corso di Scienze bibliche e teologiche, gli studenti universitari ospiti del centro Melantone e gli aderenti al programma Erasmus. La prolusione, affidata per la prima volta a una donna, è stata tenuta dalla professoressa di Studi femministi e di genere Letizia Tomassone. Tema trattato: «Donne della Riforma. Un soggetto imprevisto?». Nella prolusione la Riforma è stata analizzata con criteri storici e con criteri di genere, attraverso l’analisi di testi scritti dalle donne che in vari modi ebbero parte attiva nel promuovere un cambiamento sociale e spirituale, nel XVI secolo. 

 Si è approfondito il tema di come e se la Riforma portò trasformazioni per le donne nella chiesa e nella società. Se cambiarono i rapporti tra donne e uomini e come le prime poterono riappropriarsi e far valere i propri diritti: ricevere un’educazione, ereditare, avere proprietà, esercitare una professione.

Due principi della Riforma incisero sulla trasformazione sociale nella vita delle donne: il sacerdozio universale e il Sola Scriptura. La donna doveva essere sempre vista come sposa e legata alla vita familiare, al punto che era sconsigliata la condizione di vedovanza. Viene citato l’esempio di Wibrandis Rosenblatt che fu sposa di quattro Riformatori. L’unica possibilità socialmente riconosciuta era nel matrimonio e nella vita familiare. Ma, essendo la famiglia lo spazio in cui si svolgevano le attività artigianali e commerciali, la moglie diventava di fatto assieme al marito un’imprenditrice accettata e ascoltata. Un primo esempio lo abbiamo attraverso le molteplici attività imprenditoriali, come si direbbe oggi, di Katerina von Bora sposa di Lutero. Le donne, pur non avendo ufficialmente spazi di predicazione, o decisionali, o confessionali, furono molto attive proprio nella predicazione e nella diffusione delle idee della Riforma. Il principio del sacerdozio universale permette di poter vivere e far conoscere la propria fede nelle attività e nelle professioni da loro esercitate.

Nella prolusione è stata menzionata la situazione della città di Strasburgo, sede di una Riforma più tollerante e aperta di quella tedesca. In questa città un decimo della popolazione era di fede anabattista e due donne vengono ricordate: una come “anziano di Israele”, Barbara Rebstock, e Ursula Jost come guida e profetessa della comunità. Fu ancora una donna, Margarethe Pruess, audace editrice e tipografa che pubblicò le loro visioni. Margarethe rimase dentro le regole stabilite dalla società del suo tempo, accettando di prendere dei mariti tipografi con i quali poté mantenere e esercitare, con ruolo decisionale, la sua attività. Ciò le permise di far stampare scritti che apportarono un significativo contributo allo sviluppo dell’anabattismo. Ed è sempre una donna Katharina Zell, ex badessa che uscita dal convento sposò Matteo Zell, ad avere l’incarico di organizzare e coordinare l’accoglienza dei profughi in fuga dalle stragi legate alle guerre dei contadini. Il lavoro svolto dalla Zell fece sorgere l’idea che anche le donne potevano avere un ruolo e una vocazione nell’ambito della chiesa.

Per le donne era un epoca complessa:di scontri, di discussioni, di conversioni. Un periodo fiorente per la scrittura di epistole e di testi per la Riforma quali inni, poesie, profezie. Le donne pubblicano e per poterlo fare, il più delle volte attribuiscono il merito al marito oppure firmano solo con le iniziali. Come fa notare la prof. Tomassone: «Le donne della Riforma, sono state capaci di creare una rete, di dialogare tra loro e sostenersi a vicenda. La rete delle donne in dialogo fra loro creava una forte solidarietà e sostegno che poi si riversava anche sul versante maschile delle relazioni». 

Un’ altra spinta teologica della Riforma è stata la necessità di saper leggere e scrivere per accostarsi alla Scrittura in modo individuale. Per Lutero è importante che anche le donne sappiano predicare affinché, nel momento di forte necessità in mancanza dell’uomo, esse siano in grado di sostituirlo. «Quando non ci sono uomini che parlano, è necessario che lo facciano le donne». Diventa obbligatorio che i genitori, facciano frequentare le scuole sia ai figli che alle figlie. Con la Riforma anche i mariti si fanno carico e partecipano alla cura della prole. La scuola, pubblica e gratuita, verrà affidata ai magistrati civili che sostituiranno l’opera dei conventi. A Ginevra, alle ragazze della seconda generazione della Riforma, sarà preclusa l’istruzione gratuita delle scuole superiori. Questo comporterà gravi conseguenze che si protrarranno per lungo tempo.

Pertanto, le donne sono riuscite a contribuire attivamente ai cambiamenti che la Riforma ha portato nella società e nella chiesa, superando gli ostacoli imposti dalla mentalità del tempo.

Foto di Pietro Romeo: Letizia Tomassone