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Chiese cristiane nella Striscia di Gaza per far crescere la scarsa qualità della vita

Le condizioni nel campo riflettono un alto tasso di disoccupazione, in particolare tra i giovani. Nei campi profughi della Striscia di Gaza, il tasso di disoccupazione supera il 50%. La maggior parte dei giovani, in particolare le donne, non trova opportunità di lavoro. Allo stesso modo, in Giordania e in Libano, la disoccupazione giovanile nei campi profughi raggiunge quasi il 40%, rendendo la vita in questi campi assai difficoltosa.

Il confinamento alla vita in un campo profughi impedisce agli abitanti di prendere pienamente parte alla più ampia società. Lo “stigma” dei rifugiati è attaccato a chiunque, uomo o donna, osi cercare prospettive migliori fuori dal campo. 

Le condizioni di vita forniscono il minimo per mantenere la dignità della persona rifugiata. Le case sono molto piccole, con fino a 10 o più persone affollate in uno spazio ideale per una sola persona, mentre le famiglie più benestanti vivono fuori dal campo.

Le restrizioni igieniche e dietetiche si aggiungono ad un ambiente di stress per le madri, e le comunità del campo hanno fogne aperte nei vicoli dove giocano i bambini.

Ma la vita deve andare avanti. Il Dipartimento del servizio ai rifugiati palestinesi (DSPR) del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, partner di lunga data della Chiesa presbiteriana (PcUsa), è operativo nel campo dell’aiuto ai rifugiati sin dalla sua istituzione all’inizio degli anni ’50. Oggi opera nella Striscia di Gaza, in Giordania, in Libano e in Cisgiordania con una filiale a Nazaret che risponde alle esigenze della comunità araba in Israele, molti dei cui membri furono originariamente sfollati dai loro villaggi in Galilea a seguito della guerra arabo-israeliana del 1948.

Attraverso i suoi programmi professionali nella Striscia di Gaza, le cliniche sanitarie in Giordania e Gaza, i programmi educativi e comunitari in Libano e in Cisgiordania e con programmi interreligiosi e intergruppi rivolti a educatori e giovani in Galilea, il dipartimento cerca di offrire speranza e dignità a migliaia di beneficiari, in particolare quelli che vivono nei campi profughi.

Alcune delle storie di successo nei campi profughi riflettono la determinazione delle generazioni a superare le mutevoli circostanze della vita nel campo. Di particolare interesse le storie delle donne rifugiate palestinesi e siriane in Giordania (molti rifugiati siriani finiscono per vivere nei campi profughi palestinesi sia in Giordania che in Libano), che dopo aver completato il corso “Inizia la tua attività”, sono effettivamente riuscite ad avviare un’attività in proprio.

Fatima Ni’meh, madre di cinque figli, ha avviato un’attività economica per la produzione di coperte e trapunte per bambini. Le sue creazioni sono ricercate da rifugiati e non solo. I laureati dei programmi di formazione professionale nei campi profughi della Striscia di Gaza, tra cui falegnami, fabbri, elettricisti e specialisti del condizionamento dell’aria, vengono rapidamente assorbiti dal limitato mercato del lavoro della Striscia di Gaza.

La nostra scuola materna in Libano consente alle giovani coppie con bambini di cercare lavoro, nonostante le restrizioni imposte ai palestinesi nel mercato del lavoro. Husam Ali, un palestinese che vive con sua moglie e quattro figli nel campo profughi di Buss nel Libano meridionale e si prende cura anche dei suoi genitori malati, ha imparato l’apicoltura attraverso un progetto sponsorizzato dalla DSPR. Anche le api possono contribuire alla dignità umana che mantiene viva la speranza per le famiglie di rifugiati palestinesi.

Centinaia di donne rifugiate nella Striscia di Gaza e in Giordania ricevono assistenza medica nelle nostre cliniche primarie e cure mediche extra durante il parto, vedendo così garantita la sicurezza loro e dei loro bambini. A causa della carenza di ferro e dell’anemia tra i bambini rifugiati nella Striscia di Gaza, un programma speciale tiene traccia di centinaia di bambini affinché vengano curati secondo le norme previste.

Il successo di molti rifugiati palestinesi e delle loro famiglie nel superare le difficili condizioni di vita in un campo profughi è incoraggiante. In conclusione, tuttavia, rimane la necessità di raggiungere una soluzione politica tra palestinesi e israeliani per risolvere – una volta per tutte – il problema dei rifugiati che è in corso da oltre 70 anni. La risoluzione di questo problema, nonché del più ampio conflitto politico, richiede una guida saggia che insista sulla giustizia e sul rispetto dei diritti dei rifugiati palestinesi come mezzo per garantire un’eventuale riconciliazione tra israeliani e palestinesi.