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Il naufragio del 3 ottobre 2013

Il 3 ottobre del 2013, alle 3.30, un’imbarcazione si rovesciava a circa mezzo miglio dalla spiaggia dei Conigli di Lampedusa. Le vittime di quel naufragio furono 368, la maggior parte di loro proveniva dall’Eritrea. Fare un bilancio di cosa sia accaduto in materia di migrazioni in questi sei anni è molto complesso: ci sono stati molti arrivi, molti naufragi, molti morti, si sono susseguite diverse politiche e azioni internazionali, si sono modificati i percorsi che le persone compiono nel tentativo di raggiungere l’Europa occidentale.

Lampedusa è rimasta uno snodo importante, un punto fondamentale sia dal punto di vista dei passaggi sia in quanto luogo in cui è possibile osservare e studiare i fenomeni migratori in modo da poterne rendere testimonianza.

È in quest’ottica che si è evoluta la presenza di Mediterranean Hope con il suo Osservatorio sulle migrazioni, un’esperienza che «inizia dal 2014, proprio dopo la tragedia del 3 ottobre: il lavoro è stato osservare cosa accade sull’isola, sia le dinamiche locali sia cosa succede nel Mediterraneo», racconta Marta Bernardini, del progetto Mediterranean Hope della Fcei (Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia). Grazie alla presenza sul campo, l’Osservatorio ha potuto osservare un alternarsi di diverse fasi. «Abbiamo visto che le persone migranti hanno continuato ad arrivare sull’isola, a volte accompagnate dalla Guardia Costiera, altre volte da navi militari, nell’ultimo periodo dalle ong e anche in autonomia. Però si può dire che il flusso effettivamente non si è mai interrotto».

La vita della popolazione dell’isola non è però, come spesso viene raccontato, turbata e sconvolta dagli sbarchi. Le dimensioni e le modalità non sono quelle di un’invasione. «Ci sono gruppi che continuano ad arrivare in modo costante, ma anche che vengono poi trasferiti dall’isola – continua Marta Bernardini – quindi abbiamo alcuni momenti in cui il centro hotspot ha molte persone ospitate e momenti in cui è più vuoto, in un continuo alternarsi di movimenti di pieno e vuoto, di arrivi con imbarcazioni private o recuperi fatti in mare».

Da sempre centrale nell’attività di Mediterranean Hope la dimensione dell’ascolto delle storie di chi si mette in viaggio lasciando la propria terra. La presenza sull’isola di Lampedusa consente un costante dialogo e scambio, dando così la possibilità di fare testimonianza ad ampio raggio.

Questa mission di ascolto, condivisione e diffusione di ciò che accade ben si riflette nelle iniziative organizzate da Mediterranean Hope, così come in quelle del Comitato Tre Ottobre, che avranno luogo il 3 ottobre 2019 a Lampedusa. Il taglio delle diverse manifestazioni è molto differente, ma da ciascuna traspare un senso di volontà di condivisione di valori, di storie e racconti. Alla base di tutto sta il ricordo della tragedia del 2013, ma non si tratterà solo di una giornata di commemorazioni.

«Il Comitato Tre Ottobre ha organizzato iniziative che riguardano in particolare le scuole, riuscendo a ottenere partecipazioni da 20 Paesi europei e da 20 regioni italiane», spiega Tareke Brhane, Presidente del Comitato. «Si tratta di un bel riconoscimento, c’è stata molta richiesta da parte dei professori e delle scuole, malgrado alcune difficoltà a livello politico». L’obiettivo di questa giornata dedicata ai ragazzi è che «coinvolgere soggetti anche molto diversi tra loro (dai ragazzi ai professori, dai giornalisti alle associazioni), mettendoli in condizione di conoscere e sapere i fatti, in modo da poter costruire il loro futuro», continua Brhane.

Le manifestazioni si apriranno con una commemorazione alle 3.30, orario in cui avvenne la tragedia, con l’inaugurazione di un memoriale su cui sono presenti i nomi di tutte le vittime del naufragio. Alle 18 avrà poi luogo una celebrazione ecumenica: «il lavoro della Fcei a Lampedusa ha da subito avuto forte carattere ecumenico di concerto con la parrocchia locale, con la diocesi di Agrigento. Insieme offriamo uno spazio di riflessione, preghiera e impegno per affrontare insieme quel momento doloroso, ma anche per dirci che insieme vogliamo continuare a lavorare per un mondo più giusto, per una luce che insieme come chiese possiamo portare in questo momento storico» conclude Marta Bernardini. A chiudere la giornata, alle 21 si avrà la proiezione di un documentario che raccoglie diverse testimonianze del 3 ottobre 2013.

Alcuni dei sopravvissuti a quei fatti saranno presenti sull’isola, a dimostrazione, ancora una volta, della necessità di raccontare e di far conoscere le loro storie.