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Il cibo, dono di Dio

Se uno mangia, beve e gode del benessere in mezzo a tutto il suo lavoro, è un dono di Dio
Ecclesiaste 3, 13

Dacci oggi il nostro pane quotidiano
Matteo 6, 11

Vi capita mai di scambiare il vetro del forno per il televisore? Può succedere, vista la grande quantità (stendiamo talvolta un velo pietoso sulla qualità) di programmi che hanno a che fare con il cibo. Cibo preparato, cibo criticato, cibo comune e cibo assurdo; sfide fra chi prepara cibo, sfide fra chi si ingozza di cibo. Insomma, sembra di vedere in modo sempre più diffuso una vera e propria ossessione per il cibo e proprio durante un periodo, forse al termine, in cui nell’Europa Occidentale la possibilità di cibarsi a sufficienza è stata più diffusa che mai.

Ben diverso è il rapporto con il cibo che ci racconta l’autore del libro dell’Ecclesiaste. È un rapporto vissuto in un’epoca in cui il pane quotidiano era decisamente meno garantito rispetto a oggi, tanti fattori potevano portare a carestie improvvise; tuttavia è un rapporto sereno perché non centrato sull’ansia di avere cibo, accumulare cibo, consumare cibo, possibilmente di più e di miglior qualità rispetto a quello dei propri vicini.

Il rapporto con il cibo è sereno perché l’autore lo mette con fiducia nelle mani di Dio. È un dono di Dio senz’altro il pane quotidiano (come chiediamo noi cristiane e cristiani pregando con il Padre Nostro), in tempi di abbondanza come in quelli di ristrettezza. Ma, ci ricorda questo versetto, è un dono che riceviamo da Dio anche il saperne godere: non basta avere cibo (cosa pur necessaria), ma occorre anche vivere serenamente il rapporto con questo dono, riconoscerlo per ciò che è: uno strumento che Dio ci dà per la nostra vita e anche il nostro piacere, non una proprietà da bramare e per la quale è giusto lottare in modo da averne sempre un po’ di più.

E questo non vale solo per il cibo. Quanto più sapremo accogliere ciò che ci serve come un dono che ci raggiunge dalla provvidenza che Dio dimostra verso tutte le sue creature, tanto più avremo fatto nostro il messaggio dell’Ecclesiaste: non è la nostra ansia di conquista, non è la nostra brama di possesso a dare senso e valore a ciò che facciamo, ma il nostro sapere rimettere ogni cosa, anche gli aspetti più quotidiani e apparentemente banali della nostra esistenza quotidiana, nelle mani di quel Signore che ha promesso di prendersi cura di noi.