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Procreazione medicalmente assistita, il Francia il dibattito entra nel vivo

La questione della assistenza medica alla procreazione è uno dei temi etici oggetto di dibattiti in questi tempi, con la difficoltà di districarsi fra possibilità offerte dalla scienza e dilemmi etici. Dal 24 settembre all’Assemblea nazionale, il parlamento francese, sono iniziati le discussioni sulla revisione della legge sulla bioetica. Uno degli argomenti chiave, l’allargamento della Pma, la Procreazione medicalmente assistita, a coppie di donne e a donne single, solleva questioni etiche cruciali. La Federazione protestante di Francia (Fpf, che raggruppa la maggior parte delle chiese e delle associazioni protestanti transalpine, riformate, luterane, evangeliche, battiste, fino alle pentecostali, oltre a 80 associazioni ad esse legate per un totale di circa 3 milioni di fedeli) e il Consiglio nazionale degli evangelici di Francia (Cnef, che a sua volta raggruppa le chiese evangelical, Assemblee di Dio e quasi tutte le sigle del pentecostalismo, le chiese libere e oltre 100 associazioni correlate) hanno pubblicato due testi per chiarire le loro posizioni a riguardo.

La “Commissione Etica e Società” della Federazione protestante di Francia ha dato alle stampe le «Interpellazioni protestanti» e le ha presentate al Consiglio nazionale di etica, organismo consultivo in materia. Il testo inizia ricordando che «la vita è un dono di Dio, che l’essere umano è un essere in relazione, che dobbiamo preoccuparci della protezione dei più deboli e non dimenticare mai la giustizia sociale». I relatori sostengono l’opinione che «il possibile non è necessariamente desiderabile e che non è necessariamente legittimo soddisfare tutti i desideri».

«Alla luce della testimonianza biblica e delle sue nuove letture date al tempo della Riforma, affermiamo che la libertà non è da confondere con l’individualismo illimitato, né con la legge della domanda e dell’offerta che conduce alla legge del più forte. La libertà può essere vissuta solo nell’amore di Dio e del prossimo».

La Federazione ricorda poi che «i bambini sono una grazia di Dio data alla coppia e non un debito» e precisa che «è importante valutare le tecnologie riproduttive e il loro uso alla luce della loro capacità di preservare o meno il rispetto dei legami umani di coppia e filiazione che ci caratterizzano».

Mentre la commissione elogia «i progressi della medicina nel trattamento dell’infertilità» e non rifiuta «le tecniche che consentono questi progressi», si dice al contempo consapevole delle criticità che queste al momento portano con sé, quali il basso tasso di successo della fecondazione in vitro, gli effetti collaterali, la questione del “congelamento sociale” cioè la crioconservazione degli ovociti, le conseguenze sul benessere dei bambini, le diagnosi pre-impianto, «pendenza scivolosa verso l’eugenetica”», la carenza di donazioni di gameti e la gestione della «tensione tra il principio dell’anonimato dei donatori e il diritto del bambino di conoscere i suoi genitori biologici».

Di fronte a questi risultati, la Federazione è «riluttante ad aprire la possibilità dell’inseminazione artificiale a donne single o coppie di donne che non sono sterili» e contro «la “gestazione per altri” perché sembra negare il legame biologico tra la madre biologica e il bambino, perché rischia di sviluppare la commercializzazione della riproduzione e lo sfruttamento di donatrici di ovociti o madri surrogate, perché metterebbe i bambini in una situazione ambigua».

La “Commissione etica protestante evangelica”, il comitato etico del Cnef, ha a sua volta portato quello che definisce un «contributo evangelico alle proprietà generali della bioetica». Se i suoi membri specificano all’inizio che «il matrimonio non crea un diritto al figlio», aggiungono che «non si oppongono all’aiuto medico alla procreazione se questo viene utilizzato per ripristinare la fertilità di una coppia stabile formata da un uomo e una donna con i propri gameti e rispetta al contempo il carattere umano dei loro embrioni». Indicano tuttavia il problema degli embrioni soprannumerari e il loro utilizzo.

Affermano anche di essere «contrari alla fabbricazione di bambini per rispondere alle aspirazioni degli adulti». Il comitato deplora il fatto che la procreazione assistita passi dalla «cura» alla «medicina del desiderio».

Gli evangelici ritengono che lo «Stato non debba prendersi cura, anche finanziariamente, di tutti tali desideri, specialmente quando vanno contro gli interessi del bambino e della società privando volontariamente i figli del padre».

Secondo il Cnef, «né le lobby, né gli esperti, né l’assenza di una base morale comune in una società pluralistica e individualista dovrebbero abolire la nostra coscienza morale, farci rinunciare alla ricerca del bene comune e della giustizia che protegge i deboli dalla legge del più forte».

Il comitato etico deplora anche la «pressione sociale sulle donne. L’allungamento del periodo di studio e l’incompatibilità sociale tra maternità e carriera professionale, causano un ritardo nell’età in cui molte donne sono pronte per la maternità. Ma l’orologio biologico non si ferma e la fertilità diminuisce con l’età. Le grandi aziende statunitensi stanno già incoraggiando le loro dipendenti a congelare gli ovociti, facendo balenare la promessa falsa di una fertilità solo spostata avanti nel tempo. Falsa promessa perché è tutt’altro che scontato che queste donne un domani porteranno avanti una gravidanza».

Il Cnef si preoccupa quindi della «deriva del mercato» nell’assistenza medica alla procreazione in Francia. Per i suoi esperti, «non esiste una gestazione per altri etica» poiché essa si basa sulla «commercializzazione del corpo umano, la commercializzazione dei vivi, lo sfruttamento della povertà, una vera schiavitù moderna».

Il dibattito sta entrando nel vivo, i contributi di società civile, partiti politici, organizzazioni religiose, sono state prese in profonda considerazione. Ora è il tempo delle scelte. Le posizioni dei riformati e degli evangelici transalpini sono chiare. Ed erano state anticipate durante un incontro proprio con i membri del Parlamento francese lo scorso 29 agosto. Incontro cui avevano preso parte il presidente della Federazione protestante, pastore François Clavairoly, Haim Korsia, rabbino capo di Francia e per la componente cattolica monsignor Pierre d’Ornellas, arcivescovo di Rennes. Sono molti gli attori sociali, religiosi, civili, coinvolti dal parlamento nel dibattito. Una modalità partecipata che se rischia di allungare i tempi decisionali, assume un valore particolare proprio per la capacità di coinvolgere ampie porzioni della società nel processo di formazione di una legge.