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Dentro la scuola per i ragazzi cattivi

Il Dipartimento amministrazione penitenziaria (Dap), informato dalla Procura della Repubblica di Siena, ha disposto la sospensione immediata di quattro poliziotti del carcere di San Gimignano. L’accusa è quella di aver torturato all’interno del carcere un cittadino tunisino di 31 anni.
L’uomo, che stava scontando un anno di reclusione, nell’ottobre del 2018 si ritrova in isolamento. Le guardie si presentano in 15 alla sua cella per trasferirlo, ma le immagini delle telecamere interne al carcere e la confessione di un detenuto a un’operatrice dell’istituto riferiscono di pugni, calci, botte e trascinamenti per poi lasciarlo in una cella privo di sensi.
Un’inchiesta della procura di Siena è stata aperta e vede iscritti nel registro degli indagati i 15 agenti penitenziari; per quattro dei poliziotti è scattata l’accusa di tortura nei confronti del detenuto 31enne.

Nel 2011 a Marianna, in Florida, sono state ufficialmente chiuse le porte della “Arthur G. Dozier School for Boys”, un istituto di correzione per ragazzini dagli otto a i vent’anni rifiutati dalla scuola, dalle istituzioni e anche dalle famiglie.
Ciò che non si è mai realmente voluto scoprire negli anni in cui l’istituto è rimasto aperto sono le cose che accadevano al suo interno. Centinaia di ragazzi passati da lì, finiti dopo un incontro col giudice o semplicemente perché scappati di casa o dopo una discussione feroce con i genitori, hanno subito violenze di ogni tipo fino a giungere al peggio.
I sopravvissuti all’educazione della School for Boys hanno parlato di pestaggi, violenze sessuali, ragazzi legati ai tavoli con delle cinghie e frustati con cinture, corde o oggetti metallici. Altri ancora, hanno dichiarato – con la consapevolezza acquisita negli anni – di aver visto compagni andare diretti alla morte. E gli studi effettuati da un gruppo di scienziati sul terreno ha dato loro ragione scoprendo una vera e propria fossa comune di 55 corpi di ragazzi.

Una storia che ha sconvolto gli Stati Uniti in uno dei suoi periodi più delicati e attenti sulle questioni razziali e l’eredità delle leggi razziste di Jim Crow sul sistema e le istituzioni.

Una storia che Colson Whitehead (New York, 1969) ha deciso di raccontare nel suo ultimo libro(2019, Mondadori).
Vincitore del National Book Award per la narrativa nel 2016 e del premio Pulitzer 2017 con La ferrovia sotterranea(SUR edizioni), romanzo potentissimo per il messaggio di speranza e di forza che scorre lungo i binari della storia afroamericana e riesce a giungere fino ai lettori del XXI secolo senza risultare mai fuori tempo ma epico e credibilissimo nonostante la sofferenza di un’epoca che non smette di lasciare strascichi.

Whitehead racconta la storia di Elwood Curtis, un ragazzino afroamericano sensibilissimo e promettente, che per una serie sfortunata di eventi accetta un passaggio in auto e si ritrova alla Nickel Academy. Un istituto che ha l’obiettivo di “rimettere in riga” ragazzi ribelli per renderli adulti coscienziosi, onesti e pronti alla società. Niente nel mondo di Elwood sarà più come prima. Tutti gli insegnamenti ricevuti, la convinzione di potersi salvare semplicemente seguendo le regole e facendo tutto ciò che gli viene imposto si riveleranno solo armi contro se stesso e contro il sistema. Un racconto dolorosissimo, una confessione ispirata a una storia vera e a una realtà ancora radicata dall’altra parte dell’oceano.

Le parole dello scrittore afroamericano sono piene e non lasciano mai spazio alla violenza vera e propria; spesso la lasciano immaginare con silenzi e parole in codice. 
I ragazzi della Nickel è una testimonianza per chi non ha potuto parlare, per chi ha subito l’indicibile uscendone più distrutto che “curato” e per tutti quelli che credono che le istituzioni dovrebbero agire il bene comune. Correggere per poi reinserire nella società, controllare per poi donare di nuovo la libertà di essere, di fare. Quando però questo non accade la perdita è totale e di tutti, e lascia ombre oscure che faticano ad andare via. 

I ragazzi della Nickel, Colson Whitehead, Mondadori, 216 p., 18,50 euro