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Corea del Nord. Un video accusa i cristiani di essere “spie”

Voice of the Martyrs– organizzazione internazionale la cui missione è di difendere i diritti umani dei cristiani perseguitati – è entrata in possesso di un video di propaganda nordcoreana nel quale i cristiani sono presentati come “fanatici religiosi” e spie “che operano per conto del governo sudcoreano”.

Secondo Voice of the Martyrs il video potrebbe essere stato utilizzato durante la formazione di agenti di sicurezza nordcoreani per aiutarli a identificare chiunque diffonda il cristianesimo all’interno del paese comunista.

In particolare il video racconta la storia di una donna di nome Cha Duksoon che va in Cina per ritrovare suo zio, scappato lì durante la grande carestia degli anni ’90. Arrivata in Cina, scopre che suo zio è morto ed entra in contatto con la Chiesa di Suhtap, dove per la prima volta ascolta il Vangelo e si converte a Cristo.

Nel video Cha Duksoon viene descritta come una persona “ingenua”, che crede in una religione “superstiziosa”, e «che cerca in modo assurdo di stabilire il “regno di Dio”».

La voce narrante afferma che «La chiesa di Suhtap è gestita da pastori che in realtà sono del servizio segreto del governo della Corea del Sud», e che la stessa Duksoon, ritornata in Corea del Nord, è stata coinvolta in una “missione di spionaggio” per fondare una rete di chiese sotterranee.

La voce narrante continua dicendo che Duksoon ha lavorato come evangelista e riunito ogni domenica cristiani clandestini per vivere insieme culti e preghiere. Alla fine, si dice che Duksoon era stata catturata dalle autorità dopo essere stata tradita da un «cittadino nordcoreano buono e vigile».

Voice of the Martyrs teme che la donna sia morta in un campo di lavoro o giustiziata come tanti cristiani nordcoreani a motivo della loro fede. 

La Corea del Nord è al primo posto nella World Watch List 2019, elaborata da Open Doors, che fa l’elenco dei primi 50 paesi in cui i cristiani subiscono la peggiore persecuzione.

«Se i cristiani vengono scoperti – si legge nel rapporto 2019 (https://www.porteaperteitalia.org/corea-del-nord/) –, non importa se facevano parte delle comunità cristiane prima della guerra di Corea o se sono giunti alla fede in altri modi (per esempio durante la grande carestia degli anni ’90, che ha portato decine di migliaia di nordcoreani a cercare aiuto in Cina, spesso trovandolo nelle chiese cinesi), non solo vengono deportati nei campi di lavoro come criminali politici o addirittura uccisi all’istante, ma anche le loro famiglie finiscono per condividere la stessa sorte. I cristiani non hanno il minimo spazio nella società la quale, al contrario, viene pubblicamente messa in guardia verso di loro. Incontrare altri cristiani per adorare Dio è quasi impossibile e, se alcuni credenti decidono di farlo, sono costretti a riunirsi con la massima segretezza. Le chiese mostrate alle persone in visita a Pyongyang servono solo a scopi propagandistici».