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Meno membri di chiesa, più soldi

La denuncia è onnipresente: le chiese riformate stanno diventando più piccole, più vecchie, più povere. Ma se i primi due punti sono per lo più indiscutibili, il terzo sembra non confermato, almeno se facciamo affidamento sui conti delle chiese cantonali elvetiche nello scorso anno. L’analisi dei documenti mostra che praticamente tutte le chiese della Svizzera tedesca hanno realizzato profitti nel 2018. Solo la chiesa della città di Basilea, che è in difficoltà finanziarie da anni, ha chiuso il bilancio con i conti in rosso.

Nella Svizzera tedesca, diverse chiese hanno registrato entrate fiscali più elevate, anche se il numero dei loro membri ha ristagnato o ha continuato a diminuire nel 2018. Ciò è particolarmente vero per le chiese di Appenzell, Zugo, Sciaffusa, San Gallo e Turgovia. In questi cantoni, l’imposta ecclesiastica è calcolata sulla base dell’imposta cantonale. Quali sono le ragioni di questo paradosso?

«Le persone hanno semplicemente sempre più soldi», afferma Richard Rickli, consulente finanziario della Chiesa evangelica riformata di Sciaffusa. I conti della sua chiesa regionale si sono chiusi nel 2018 con un surplus di 622.000 franchi a fronte di 147.000 franchi previsti. Già al Sinodo di metà giugno, Richard Rickli aveva presentato il risultato in relazione alle entrate fiscali, che erano aumentate di oltre 100 franchi pro capite dal 2006. Tuttavia, considerando gli ultimi trenta anni, le entrate fiscali hanno continuato a diminuire, nonostante l’inflazione. «Questa è una finestra relativamente piccola di opportunità in cui siamo riusciti ad infilarci in questi anni», afferma Richard Rickli.

Una riduzione delle imposte, come già richiesto dai circoli liberali, è fuori discussione per il consulente finanziario. «Ora dobbiamo agire con cautela. Perché una cosa è chiara: l’erosione dei membri continua. La Chiesa di Sciaffusa si è posta l’obiettivo di costituire una riserva di circa metà del fatturato annuo, sfida che è stata vinta. Rickli ritiene che i benefici futuri andranno a un fondo per l’innovazione con l’aiuto del quale la Chiesa svilupperà soluzioni per le sfide del futuro. In autunno, il consiglio sinodale presenterà una proposta al sinodo.

Anche Wilfried Bührer, presidente del Consiglio sinodale della Chiesa evangelica del canton Turgovia, osserva con moderato ottimismo le cifre positive dell’anno passato. I conti della Turgovia sono stati chiusi nel 2018 con una plusvalenza di circa 199.000 franchi. Il gettito fiscale centrale ammontava a 5.146,400  franchi anziché i 5.060,000 previsti a bilancio.

Secondo Wilfried Bührer, il fenomeno è principalmente spiegato dalla cosiddetta generazione del baby boom, nata tra la metà degli anni ’40 e la metà degli anni ’60 del secolo scorso. «Hanno spesso doppi stipendi, con buoni posti di lavoro e reddito alto, e hanno lasciato la Chiesa meno spesso rispetto a quanto fatto dalla generazione successiva». In altre parole, poiché questa generazione ad alto reddito è ben rappresentata nella Chiesa, compensa con le sue tasse la perdita di reddito dovuta alle uscite, monetarie e di membri, della chiesa. Significa anche che la situazione finanziaria della Chiesa potrebbe cambiare non appena i “baby boomers” si ritireranno dalla vita attiva lavorativa.

Tuttavia, poiché i dati demografici non possono essere influenzati e le tasse non possono essere raccolte in anticipo, l’unica soluzione al problema per il presidente del Consiglio sinodale è quella di trattenere i membri. I membri appassionati si faranno coinvolgere nelle attività della chiesa e forse sarebbero capaci di raccogliere fondi  per un progetto, immagina Wilfried Bührer. «Per me, questo significa che dobbiamo rafforzare il cuore della chiesa, anche se i bordi si sbriciolano».