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Carnaio

È della settimana scorsa la notizia dell’aggressione avvenuta a Cosenza da parte di un uomo italiano di 22 anni che ha colpito con un calcio all’addome un bambino di tre anni, nato in Italia da genitori di marocchini. La motivazione del gesto risulta futile quanto agghiacciante.
Il bambino, recatosi dal medico insieme alla madre e ai fratellini più grandi, nell’attesa della visita si era recato in gelateria coi fratelli e scorgendo in carrozzina un neonato, mosso dalla curiosità si è avvicinato per accarezzarlo. Il 22enne e padre del neonato non ha gradito l’interesse del bambino e, prima la moglie di 24 anni ha strattonato il bambino e i suoi fratelli maggiori, poi l’uomo ha aggredito facendolo accasciare a terra. Marito e moglie ora sono indagati per lesioni aggravate e il bambino si è ripreso fisicamente.

Leggere i quotidiani italiani o farsi un giro nelle pagine dei social popolati da conoscenti, amici o personaggi influenti è complesso e frustrante, soprattutto se da commentare, condividere e comprendere ci sono notizie come quella di un bambino che vuole accarezzare un neonato che viene preso a calci da un padre solo perché è ciò che è: un bambino, italiano, di origini straniere, curioso.
Si fa fatica a interrogarsi su come, dalla parte di chi agisce e da quella di chi subisce, certi fatti e i loro effetti possano essere vissuti, affrontati e in un certo senso poi, in seguito, assimilati. Sono state scritte molte parole a riguardo e altre ancora si stamperanno per poter comprendere, accettare. È da esseri umani comportarsi così? Quando l’altro diventa mio nemico? L’istinto di protezione va oltre qualsiasi cosa? L’uomo di serve salvaguardare a qualsiasi costo? Qual è il limite?
Domande giganti, questioni secolari che ristrette e inserite nella quotidianità italiana non hanno trovato una risposta ma da qualche mese hanno un libro completamente dedicato.

Si chiama Carnaio, l’ha scritto Giulio Cavalli (Milano, 1977) che è giornalista, autore, drammaturgo, attore ed è uscito a novembre 2018 per Fandangolibri.
Siamo a DF, un’isola senza un nome specifico che assomiglia spaventosamente a un’isola italiana famosa e tormentata, le case, gli uffici e i negozi sono popolati, vissuti e riempiti da esseri umani piccoli e provinciali, egoisti e dolcissimi perfettamente identici a quelli che si incrociano tutti i giorni nella vita a qualsiasi altitudine del nostro grande paese.

Tramite gli occhi di un pescatore, che sull’isola di DF abita, lavora e soffre da sempre, la tragedia inizia lenta e innocua la sua ascesa: il corpo di un uomo, trascinato da maree e storie di sofferenza, viene ritrovato in acque italiane e svuotate di pesci. È nero e viene da lontano. Sarà il primo di una lunga serie che inizierà a coinvolgere prima con curiosità e cura gli abitanti del paese. Per poi iniziare a diventare, senza alcun tipo di controllo, un problema vero e proprio.
Perché a DF nel giro di pochissimo tempo, quello che sembrava essere un fenomeno arginabile e controllato di corpi di morti provenienti dal mare diventa una vera e propria tragedia migrante. Uomini, tutti uguali, tutti stranieri, tutti morti. E gli abitanti, dopo lo scoramento iniziale, l’intervento della politica nazionale e l’attenzione mediatica mondiale, decidono di agire e reagire come meglio possono. Così DF, il suo sindaco, la sua polizia, il suo principale ristoratore e anche il suo prete scelgono di affrontare la vera e propria tragedia umana che li ha colpiti con le capacità che hanno, stravolgendo letteralmente corpi, valori e leggi.

Il romanzo di Cavalli, candidato finalista per il Premio Campiello 2019, è uno sguardo spietato e inquietante su quello che l’uomo può scegliere di diventare quando ha paura, quando i valori non bastano più e quando l’egoismo e il mancato ascolto dell’altro annebbiano gli occhi e il cuore.
Una lettura inquietante, una distopia tutta italiana e autentica da leggere lentamente e con cura, senza perdersi nemmeno una parola e col rischio altissimo di ritrovarcisi in mezzo nella vita reale o dei social affollati. Un rischio altissimo che potremmo correre, una scarica elettrica di domande di senso e senza e la sensazione finale sulla bocca dello stomaco di aver letto qualcosa che si conosce ma a cui non si riesce a dare un nome preciso. 
La parola carnaio, però, ci va molto vicino.

Carnaio, Giulio Cavalli, Fandango libri, 218 p., 17 euro