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Dio, l’unico Signore

Si rallegrino i cieli e gioisca la terra! Si dica fra le nazioni: «Il Signore regna»
I Cronache 16, 31

Nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sotto terra
Filippesi 2, 10

Un’esortazione, una promessa, un annuncio. Tutto questo è contenuto in questi versi della Lettera ai Filippesi: l’esortazione a cambiare rivolta a un mondo dove le persone piegano le ginocchia davanti a falsi dei; la promessa del compimento del regno di Dio e l’annuncio dell’autorivelazione del Signore in Cristo. L’esortazione è stata finora ampiamente disattesa, ma non per questo inutile. Essa si fa strada nell’impegno quotidiano del credente, testimonianza che non fa rumore di quanto bene ogni giorno contrasti le malvagità. La fede che il piano di salvezza dell’Altissimo prevarrà sull’autodistruzione di un’umanità autolesionista, è anch’essa inscritta nella promessa di salvezza da parte di un Dio affidabile. «La mia parola, uscita dalla mia bocca – Egli stesso assicura (Is 55, 11) – non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l’ho mandata». Avverrà il tempo in cui le nazioni saranno in pace perché Dio regnerà, sarà davvero l’Unico Signore. I libri apocalittici descrivono quel tempo di armonia, dove non avremo più bisogno di lampade o del sole perché vivremo nella luce eterna. Nel frattempo? Come è scritto in Timoteo, combattiamo il nostro buon combattimento, senza piegarci a un potere che non sia quello del Signore. Ma la lettera ai Filippesi aggiunge un particolare: «nel nome di Gesù». Il versetto 10 è inserito in un inno cristologico, le cui radici potrebbero essere antecedenti all’apostolo Paolo e che contiene il cuore della fede cristiana. Fede nel Signore che si fa servo, nella sua potenza che è potenza d’amore, nella sua forza di resistere al male smascherandone il fascino perverso di un potere invincibile. Uomini e donne non fatevi manipolare da sovrani passeggeri, dice. La buona notizia di Dio è l’evangelo della grazia che Lui, sotto sembianze umane, ha reso evidente sulla croce.

Immagine: soffitto della cappella di San Zeno, Basilica di Santa Prassede (Roma), famoso mosaico bizantino (817-824 d. C.)