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Hong Kong. Inno cristiano intonato durante le proteste

Da quando più di 12 settimane fa sono iniziate a Hong Kong le proteste contro la legge che avrebbe consentito l’estradizione di presunti criminali verso la Cina continentale, la comunità cristiana ha assunto un ruolo attivo.

Gruppi di cristiani partecipano regolarmente alle marce che si sono susseguite per le strade di Hong Kong ogni fine settimana da giugno, dove sono risuonate le loro richieste di proteste pacifiche insieme ai loro inni e preghiere. In particolare l’inno «Sing Hallelujah to the Lord», scritto nel 1974, è diventato un inno di protesta, cantato da credenti e non credenti.

L’inno di lode non solo è fonte di ispirazione ma garantisce ai dimostranti una certa immunità grazie alla legge relativa alle assemblee pubbliche di Hong Kong, che tiene fuori le riunioni religiose. 

Venerdì 23 agosto, decine di migliaia di persone si sono radunate a Chater Garden per la prima manifestazione politica su larga scala che ha coinvolto i cristiani. Con il motto «Sale e luce, per la giustizia camminiamo insieme», la manifestazione mirava a «fornire a tutti i cristiani una piattaforma per esprimersi al di fuori della chiesa, cantando, pregando, adorando Dio e allo stesso tempo chiedendo giustizia e stando insieme a tutti gli abitanti di Hong Kong in questi tempi difficili».

Il contestato disegno di legge che ha portato i manifestanti in piazza è stato sospeso, ma le dimostrazioni sono continuate, trasformandosi in una più ampia campagna per la democrazia e per mantenere il modello «un paese, due sistemi», concordato quando l’ex colonia britannica è stata annessa alla Cina nel 1997.

Le proteste a volte sono diventate violente. Mentre alcuni residenti di Hong Kong vedono la violenza come l’unico modo per ottenere le loro richieste, molti, tra cui la maggior parte dei cristiani (circa 900.000, ovvero il 12% della popolazione di Hong Kong di circa 7,5 milioni), scelgono di sostenere le proteste in maniera nonviolenta. Nel corso delle proteste i cristiani hanno espresso le loro preoccupazioni sulla libertà religiosa. Il timore è che se la Cina ponesse fine allo status quo «un paese, due sistemi», la persecuzione delle confessioni religiose nella Cina continentale potrebbe allargarsi anche ad Hong Kong.

Tra le diverse organizzazioni cristiane che hanno espresso ufficialmente le loro preoccupazioni riguardo al disegno di legge di estradizione, vi sono: il Consiglio cristiano di Hong Kong, la Diocesi cattolica, la Convenzione battista di Hong Kong e l’Unione della Chiesa dell’Alleanza Cristiana e Missionaria di Hong Kong.