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Clima, facciamo la nostra parte

Le problematiche legate al riscaldamento globale sono tornate prepotentemente alla ribalta per la ricorrenza di notizie molto preoccupanti. Ne cito solo tre. Recentemente in Groenlandia, in un solo giorno, oltre 10 miliardi di tonnellate di acqua provenienti dai ghiacciai si sono riversate nell’Atlantico e nell’Artico. In Islanda pochi giorni fa si è svolto il primo funerale di un ghiacciaio scomparso a causa del surriscaldamento globale ed è stata scoperta una lapide intitolata Una lettera al futuro che dice: «Questo monumento testimonia che siamo coscienti di ciò che sta accadendo e di ciò che è necessario fare. Solo voi sapete (rivolgendosi a un essere umano del futuro) se l’abbiamo fatto». Infine, ricordiamo il disastroso incendio che a luglio ha colpito vaste aree della Siberia russa e che ha interessato con una densa nube anche altri Paesi; in quei giorni mi trovavo nella Mongolia del nord e il sole è stato quasi completamente oscurato per giorni.

Le ragioni di questi eventi sono legate al caldo anomalo che ha interessato quelle zone durante l’estate. Ora, se è chiaro che un singolo evento anomalo non è necessariamente legato a un cambiamento climatico, è altrettanto evidente che il ripetersi di questi fenomeni deve accendere la nostra attenzione sui possibili scenari del futuro. Non entro nel discorso complesso dei modelli di previsione climatica perché, seppur migliorati rispetto al passato, sono ancora abbastanza aleatori e prospettano scenari molto variabili, da quelli catastrofici a quelli più rassicuranti. Il problema è che già oggi abbiamo raggiunto un livello di riscaldamento globale tale che se non si prendono adeguate contromisure entro tempi brevi potremmo andare incontro ad una situazione di non ritorno. Ricordo che la temperatura media della Terra è aumentata di circa un grado dal 1850 al 2010 ma questo aumento non è stato costante: infatti per il primo mezzo grado di aumento ci sono voluti circa 120 anni (dal 1850 al 1970) mentre per il secondo mezzo grado di aumento sono bastati solo 40 anni (dal 1970 al 2010).

Questo significa che il tasso di aumento della temperatura è triplicato. Se si considera che dal 2010 in poi c’è stato un susseguirsi quasi costante di anni molto caldi, possiamo comprendere, anche senza ricorrere ai modelli matematici, come la velocità di aumento delle temperature sia ulteriormente salita. Oggi si stima che sia di circa 0.5°C ogni 20 o 30 anni; questo vuol dire che ci stiamo avvicinando pericolosamente a quel valore di +1.5°C (rispetto al 1850) che tutti gli studiosi considerano il primo limite da non superare. Ricordo infatti che, mentre l’Accordo di Parigi del 2015 stabiliva di mantenere l’aumento della temperatura media globale della Terra entro i 2°C rispetto all’era preindustriale e proseguire gli sforzi per limitarlo a 1.5°C, successivi studi fatti dall’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) in vista della Conferenza sul clima di Katowice del 2018 hanno mostrato come un aumento di 2°C potrebbe comportare danni irreversibili, per esempio alla barriera corallina australiana, e hanno ribadito la necessità di non superare l’aumento di 1.5°C. 

Purtroppo la relazione tecnica dell’Ipcc non è stata votata all’unanimità, come era sempre accaduto nelle precedenti conferenze. I “cattivi” questa volta sono stati gli Usa, la Russia, l’Arabia Saudita e il Kuwait. Questo ha condizionato i lavori della Conferenza che ha prodotto risultati insoddisfacenti. Allora che cosa si può fare? Innanzitutto è necessario che gli Stati prendano decisioni più coraggiose sulla riduzione dei combustibili fossili aumentando l’utilizzo delle energie rinnovabili come quella solare, eolica, geotermica e idroelettrica. Ma anche noi, come individui, possiamo fare la nostra parte, riducendo i consumi personali, evitando gli sprechi alimentari e idrici, impegnandoci di più nella raccolta differenziata dei rifiuti, evitando quando possibile di prendere l’auto, diminuendo la temperatura del riscaldamento e alzando quella dell’aria condizionata. Sono piccoli accorgimenti che, se siamo in tanti ad avere, diventano significativi. Tutto ciò però andrà fatto immediatamente perché la Terra è un sistema complesso che risponde con inerzia ai cambiamenti indotti dall’uomo e, con altrettanta inerzia, risponde alle eventuali azioni correttive: qualunque provvedimento venga preso a livello mondiale o personale avrà effetto dopo anni, perciò ritardare potrebbe innescare processi irreversibili per il nostro meraviglioso pianeta.

 

Nella foto di Elisa Strisciullo: in Mongolia, la nube creata dal gigantesco incendio della Siberia che ha interessato quel paese per diversi giorni oscurando il sole