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Un dono da ricevere grati

Un filo sottile collega le prime mostre di arte e musica contemporanea, portate a Torre Pellice con avveniristica lungimiranza da Filippo Scroppo pochi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, e i seminari di interpretazione violinistica del maestro Daniele Gay, che dal 1989 hanno portato in questo stesso Comune decine di giovani e giovanissimi musicisti destinati a suonare in tutto il mondo in orchestre prestigiose. Entrambe le iniziative sono riuscite, nascendo a distanza di 40 anni l’una dall’altra, a fare di questo piccolo paese ai piedi dei monti un luogo centrale di cultura, con aspetti anche assai innovativi.

Non è un caso quindi che il Comune abbia voluto inserire il concerto di domenica 25 agosto nella sua rassegna “Una Torre d’arte”, inserendosi nell’iniziativa della Società di studi valdesi che ha voluto dedicare alla musica la sua consueta serata “sinodale”. Non un dibattito dunque, o una presentazione di libri, ma un intenso concerto per violino (Francesca Dego) e pianoforte (Francesca Leonardi), commosso omaggio a un anno quasi esatto dalla scomparsa dell’indimenticabile maestro, con brani appresi proprio sotto la sua guida (Respighi e Stravinskij) e inseriti in un cd, Suite italienne, uscito nell’autunno 2018 (Deutsche Grammophon).

In questo anno alcuni allievi delle diverse edizioni dei seminari estivi hanno infatti dato origine a un ciclo di concerti per ricordarlo, a trent’anni dall’avvio, quasi casuale, di un connubio fecondo con la Società di studi e l’allora nascente Centro culturale valdese. Un sodalizio artistico nato “grazie” a un’estate torrida, e dall’idea di trasferire a Torre, da Milano, le lezioni del maestro con i suoi allievi per la preparazione degli esami di settembre. Negli anni, con il supporto logistico e organizzativo del Collegio valdese e più avanti della Scuola di musica di valle e l’ass. Musicainsieme, i seminari si sono ampliati, offrendo concerti in tutta la valle in modo da condividere con la popolazione un momento formativo fondamentale, non solo dal punto di vista musicale. Ecco perché, come ha detto il pastore Michel Charbonnier aprendo la serata in quel tempio che tanti concerti aveva ospitato, «un posto dove la musica è di casa», si tratta di un dono da accogliere con riconoscenza, e con la responsabilità di dare continuità a quanto ricevuto, un dono che ci ha fatto diventare cittadini migliori.