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So keres Europa?! Che succede Europa?!

Riportiamo le impressioni di una ex volontaria della Diaconia Valdese che ha partecipato ad un seminario sul tema della lotta agli stereotipi nei confronti dei Rom, organizzato dalla rete Phiren Amenca, di cui la Diaconia Valdese è socio fondatore:

La settimana di So Keres Europa?! (Che succede, Europa?!), in Serbia, è stata un sogno per me. Tanto per la bellezza vissuta a tutto tondo, quanto per l’intensità e il ricordo che hanno lasciato e mi rimangono impressi.

Altri ragazzi ed io abbiamo ricevuto l’opportunità di partecipare a questa iniziativa mobilitata dall’organizzazione Phiren Amenca International Network con l’obiettivo di radunare 10 organizzazioni Rom e non- Rom, nella città di Novi sad, proclamata città della gioventù del 2019, per alzare la voce contro il razzismo e la discriminazione contro i Rom diffusa in Europa. Il tema del progetto era “ Roma narratives” e attraverso le narrazioni e gli scambi si è cercato di creare una nuova immagine positiva sulla comunità e sulla cultura Rom, da diffondere soprattutto fra i giovani. I paesi partecipanti erano 10 e tra le organizzazioni che sono state invitate c’era anche la nostra, la Diaconia Valdese in particolare tramite l’Ufficio Volontariato e Giovani in Movimento.

La settimana è scorsa velocemente, a dir la verità troppo, perchè mi sarebbe piaciuto estendere e approfondire tante conoscenze ed esperienze avute.

Dal momento in cui siamo scesi dal bus, dopo un lungo viaggio e soste alle frontiere, siamo stati tutti inondati da un clima caldo di internazionalità e eterogeneità. Davvero le persone provenivano da paesi di cui avevo solo sentito parlare, ero contenta di mettere da parte il mio italiano per esercitare il modesto inglese appreso a scuola. Eravamo approssimativamente una settantina.

Alcune giovani donne hanno presentato il programma della settimana, che mi ha stupito e mi è piaciuto per la sua ricca proposta; ci siamo tutti divisi in workshop e abbiamo lavorato per poter presentare i diversi risultati ottenuti al festival di So Keres Europa l’ultimo giorno.

I workshop erano vari e ammetto di essere stata a lungo indecisa prima di scegliere il mio. Tra quelli di danze tipiche, di musica, di arte, di laboratori, ho scelto quello riguardante l’esperienza Rom dell’olocausto, analizzato attraverso una prospettiva di genere. Ognuno ha lavorato al proprio laboratorio solo per qualche giorno, anche se, e credo di parlare in nome di tutti, le conoscenze acquisite, di tipo pratico e teorico, hanno aperto a un nuovo mondo. Un mondo di energia, colori, sfide a ingiustizie, sofferenze, ma anche tante rivalse, il mondo Rom.

Il clima respirato era quello di impegno e di lavoro da parte di tutti quanti ma non era pesante come quello vissuto in altre circostanze del genere, avevamo tempo e possibilità di girarci la meravigliosa cittadina, presentata il primo giorno da una buona guida che ci ha narrato la sua storia. Novi Sad è una città che conta più di 300 mila abitanti, il significato originario del suo nome è “ Nuova Piantagione”, alcuni sostengono che è per la quantità di verde che vi trova vita. E’ un luogo di scambio essendo una città universitaria molto rinomata, la sua apertura mi ha sorpreso ed è visibile soprattutto in centro, dove si susseguono, uno dopo l’altro, meravigliosi cortiletti interni occupati da pubs, ristorantini tipici, caffè frequentati da tutti, gente locale e turisti. Ma anche sulle coste del Danubio abbiamo avuto modo di passeggiare, osservare la luna nella notte, bagnarci a ritmo della musica proveniente dai locali delle spiagge. In gruppetti giravamo liberamente quei luoghi e quelle strade, ci siamo fatti prendere sempre da molti discorsi interculturali, la politica del nostro paese, la situazione dei Rom, come noi viviamo il contatto essendo o no parte di tale etnia. Era strano ma non era affatto come a scuola, dove se suonava la campanella e c’era la ricreazione, la pausa tanto desiderata, si chiudevano veloci i libri, ci si alzava dalle sedie e si cambiava in fretta argomento sfrecciando fuori dalle classi. Lì a Novi Sad per me era il contrario, quando era ora di lasciare i workshop e di andare a mangiare per esempio, avevo voglia di seguitare a parlare delle stesse tematiche, dei problemi che una popolazione intera ha avuto e sta ancora vivendo, che però fino a quel momento avevo tranquillamente ignorato. Nel mio gruppo di dialogo eravamo in cinque, ciascuno di origine diversa, due di noi erano Rom, era difficile e prezioso parlare della storia dell’olocausto e di tante altre che purtroppo hanno coinvolto altre persone più di noi, sia culturalmente che emozionalmente. Continuavamo a parlarne per ore: la mattina a colazione e la sera davanti a una bella birra serba. I sentimenti però non erano negativi e gli atteggiamenti che avevamo erano quelli freschi e volenterosi di cambiamenti, consapevoli che anche noi stavamo dando un piccolo contributo. Il festival mi è piaciuto molto, ciò che mi ha fatto specialmente sentire bene sono stati i volti dei passanti che passeggiando a bordo del Danubio, dove noi stavamo realizzando la festa, si sono fermati per guardare incuriositi i nostri lavori rappresentati. Mi riconoscevo in quei volti: sapevo che avevo avuto lo stesso quando sorpresa e curiosa mi chiedevo tra me e me: “ Ma cosa significa So Keres Europa?! e chi ne sono i protagonisti?” Prima avrei risposto loro che i protagonisti sono i Rom, adesso, dopo questa meravigliosa esperienza, posso dichiarare che i protagonisti siamo tutti noi, perché come abbiamo collaborato insieme Rom e non- Rom per realizzare tale progetto, tutti insieme è necessario che ci impegnamo per rendere possibile un mondo di uguaglianza di diritti in cui la diversità è solo una caratteristica di cui essere fieri. Mi sono sentita fiera.