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Candidati pastori, le presentazioni

Domenica 25 agosto, al tempio di Torre Pellice, si terrà il culto di apertura del Sinodo, tenuto da Erica Sfredda, predicatrice locale.

Nel corso del culto verranno consacrati due pastori e una pastora, in ordine alfabetico Marco Casci, Sophie Langeneck e Nicola Tedoldi. Il sabato mattina si svolgerà l’«esame di fede», sulla base delle domande che saranno rivolte ai candidati e alla candidata dai colleghi e colleghe del Corpo pastorale, nell’Aula sinodale che sarà aperta ai membri di chiesa.

Ma un importante passo verso la giornata della consacrazione è già stato compiuto da loro il 14 giugno quando, nel corso della Conferenza del II Distretto (all’interno del quale stavano prestando servizio) hanno tenuto il loro “sermone di prova” di fronte a un uditorio partecipe. Al momento della consacrazione l’assemblea tutta è invitata a «imporre le mani» ai nuovi ministri, come riconoscimento del fatto che il percorso da loro svolto risponde alla vocazione che hanno ricevuto da Dio. 

Da oggi a venerdì pubblicheremo, una al giorno, le presentazioni che i tre candidati hanno scritto per presentarsi alla comunità che si appresta a conoscerli e accoglierli.

Cominciamo oggi con le parole di Sophie Langeneck:

 

Mi chiamo Sophie Langeneck, sono cresciuta nella Chiesa valdese, in diverse comunità d’Italia: Prarostino, Riesi, Pisa e Livorno. Quando ho finito il percorso di catechismo nella chiesa di Pisa, la comunità stava affrontando la ri-creazione di un gruppo giovanile in cui potersi incontrare, continuare a riflettere, trovare uno spazio nella chiesa. Alcuni ragazzi e ragazze più grandi mi inviarono a partecipare con loro al campo formazione Centro Italia della Fgei. Attraverso la Fgei ho potuto comprendere meglio il mio spazio di giovane donna credente e sono tornata a casa con interessi nuovi, voglia di approfondire, di continuare a esplorare la mia relazione personale con Dio, e la vitalità della relazione comunitaria per essere dei testimoni fedeli della parola di Dio.

La Fgei mi ha insegnato a vivere una comunità aperta di ascolto e cura reciproca. All’interno del mio percorso nella Fgei mi sono chiesta fino a che punto avrei voluto impegnarmi nella vita della Chiesa, mi interessava la riflessione teologica ma mi sentivo incredibilmente inadeguata allo studio della teologia e al ministero pastorale che avevo ben presente attraverso il prisma della vita familiare dei miei genitori. In un colloquio estivo con il mio padrino di battesimo Alessandro ho ricevuto quella che Giovanni Calvino avrebbe chiamato la vocazione esterna: la mia Chiesa attraverso alcuni dei suoi membri mi chiamava al ministero pastorale, mi incoraggiava a intraprendere gli studi in teologia in vista del pastorato. 

Sono partita per Roma nel 2011 senza certezze, con curiosità e un po’ di orgoglio: non capita spesso a una Chiesa della diaspora, a una Chiesa dell’evangelismo italiano risorgimentale di avere una vocazione giovanile tra i suoi membri. Studiando alla Facoltà valdese di Teologia di Roma ho scoperto uno spiccato interesse per lo studio della storia moderna e contemporanea, degli studi di genere e della teologia interculturale che ho potuto approfondire partecipando al LinFA (Laboratorio interculturale di formazione e accoglienza) organizzato dalla Fcei. Inoltre ho scelto di approfondire le mie esperienze in gender studies e sul modello tedesco delle chiese migranti, nell’anno all’estero che ho trascorso a Berlino. Attraverso l’organizzazione Brot für die Welt e il programma della borsa di studio del Consiglio ecumenico delle chiese infatti ho avuto la possibilità di confrontarmi con studenti da tutto il mondo e di tutte le confessioni cristiane.

Già nei tirocini formativi durante gli studi a Roma ho scoperto dove batte il cuore del mio ministero, nelle relazioni di cura pastorale, interpersonali e comunitarie. Il cuore del mio ministero è l’ascolto e la condivisione di una parola spezzata, frammentata per essere compresa e sopportata quando impossibile da udire per due orecchie sole.