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Open Arms, disponibilità e dinieghi

La grave situazione della nave Open Arms è stata seguita con un’imponente attenzione mediatica, una vicenda che ha poi “viaggiato” di pari passo insieme alla crisi di governo. 

Tra le parti “in gioco”, anche gli evangelici italiani legati alla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei). 

Contatti con le istituzioni italiane ed europee sono stati attivati dal presidente della Fcei, il pastore Luca Maria Negro e dal moderatore della Tavola valdese, pastore Eugenio Bernardini, per cercare di risolvere la questione umanitaria (non politica) per le oltre 150 persone a bordo. 

Mentre scriviamo, la Open Arms si dirige verso la Spagna dopo la conferma di poter attraccare in un porto sicuro. Una scelta obbligata dopo l’ulteriore diniego giunto dal ministro dell’Interno e malgrado la sentenza del Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio che, avendo riscontrato a bordo della nave una situazione di “eccezionale gravità e urgenza”, aveva disposto la sospensione del divieto d’ingresso nelle acque territoriali italiane. Per l’equipaggio e le persone tratte in salvo una piccola soddisfazione, non una conquista, ottenuta solo dopo il ricorso presentato dal legale della Open Arms

Politica permettendo, e con essa interloquendo, le chiese evangeliche grazie al programma Rifugiati e migranti Mediterranean Hope in dall’inizio della vicenda, come avvenuto in situazioni analoghe nel passato, si sono rese disponibili ad accogliere le 131 persone a bordo (un’accoglienza diffusa nelle proprie strutture sparse in Italia) confermando la loro offerta (nero su bianco) in una lettera inviata al presidente del Consiglio in carica Conte e hanno sollecitato l’Europa raggiungendo (confermando ancora una volta la disponibilità all’accoglienza) il presidente del Parlamento europeoDavid Sassoli

Sono saliti a bordo dell’Open Arms portando viveri e generi di primo soccorso e questo grazie all’esperienza umanitaria maturata in questi anni di progetti che le chiese metodiste e valdesi promuovono insieme alla Fcei: la Casa delle culture di Scicli, l’Osservatorio delle migrazioni a Lampedusa e i Corridoi umanitari. Gaddo Flego, direttore sanitario dell’Ospedale evangelico internazionale di Genova, è salito sulla Open Arms per prendere atto di persona della situazione e denunciarne la gravità. 

Gli operatori di Mediterranean Hope (una delle poche organizzazioni che risiede permanentemente sull’isola da oltre quattro anni e che da questa settimana sorvolerà con una pilota volontaria il mar Mediterraneo per i soccorsi), hanno fornito (l’operatore Francesco Piobbichi è appena tornato sulla nave – per la terza volta dall’inizio della vicenda) il massimo appoggio logistico alla nave che porta il nome dell’Organizzazione “Open Arms” e che la Fcei sostiene anche economicamente.