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L’impegno per la pace e la giustizia in Zimbabwe

Lancelot Muteyo, originario dello Zimbabwe, è sociologo. Attraverso Trees of Peace Africa, associazione da lui fondata, si occupa di pace e giustizia fornendo via web la visualizzazione di dati riguardanti la corruzione in Africa. Inoltre, nell’ambito della partnership tra l’Unione battista dello Zimbabwe e l’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (Ucebi), Lancelot monitora e segue sul campo il programma di adozioni a distanza «Una vita, un dono», coordinato dal pastore Chamunorwa Chiromo e dalla pastora Anna Maffei. Muteyo ha partecipato alla VI Conferenza battista mondiale per la Pace, tenutasi a Cali (Colombia) dal 15 al 20 luglio scorso. In quell’occasione gli abbiamo rivolto alcune domande.

Quali sono i punti forti del programma di adozioni a distanza, sostenuto dalle chiese battiste italiane?

«Mi occupo del programma “Una vita, un dono” da dieci anni e posso dire che esso procede molto bene. Attraverso le adozioni a distanza, i ragazzi e le ragazze riescono a frequentare la scuola. Alcuni dei primi ragazzi che sono stati sostenuti finanziariamente, ora hanno un lavoro. Tale programma aiuta ragazzi e ragazze a non diventare preda della droga o a rimanere precocemente in stato di gravidanza».

Come si potrebbe migliorare questo programma?

«Dal mio punto di vista bisogna aiutare i ragazzi e le ragazze a sviluppare ulteriori competenze. Mi spiego: l’istruzione avrebbe bisogno di essere completata da progetti pratici nei campi della sartoria, del giardinaggio, e della tecnologia informatica». 

Le chiese battiste in Italia seguono con impegno e interesse l’evolversi della situazione dello Zimbabwe. Qual è lo stato attuale?

«La situazione è terribile, deplorabile, triste e frustrante. Per esempio, si è riusciti al momento a contenere l’epidemia di colera, ma esistono zone che ne sono tuttora colpite. Del resto, in gran parte del paese non c’è acqua pulita e la spazzatura non viene raccolta. Per non parlare dell’inflazione ancora galoppante».

Qual è la necessità più pressante?

«Senza dubbio quella della corrente elettrica. Al momento riceviamo elettricità dalle 23 alle 4 del mattino: questo sta causando molti danni e sofferenze. In quelle poche ore svolgiamo azioni che necessitano di energia elettrica, anche ricaricare i telefoni cellulari. I bambini studiano a lume di candela. La disperazione della gente comune è estrema! Ci sono dei pozzi che forniscono acqua pulita, ma senza la corrente elettrica – che mette in funzione le pompe – i pozzi sono pressoché inutilizzabili. Abbiamo bisogno di pannelli solari che siano una fonte alternativa per erogare energia. L’ass. Trees of Peace ha lanciato una campagna per raccogliere fondi necessari ad acquistare pannelli solari. Infine, vorrei ringraziare le chiese battiste e la chiesa valdese in Italia per tutto ciò che, con l’utilizzo dei fondi Otto per mille, è stato possibile fare nel mio paese in questi dieci anni di partenariato, in cui abbiamo ancora molto da imparare dal contesto locale».