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Prendere una nuova strada

Sendai, città di un milione di abitanti nel nordest del Giappone, viene colpita l’11 marzo 2011, insieme alla prefettura di Miyagi di cui è capoluogo, dal più forte sisma mai registrato in Giappone, collegato a uno tsunami devastante. Il bilancio è di 15.703 morti accertati, migliaia di feriti e dispersi, infrastrutture distrutte, e una serie di preoccupanti incidenti nelle due centrali di Fukushima, circa 80 km più a sud, la cui gravità viene stata considerata dall’Agenzia per la sicurezza nucleare e industriale del Giappone al massimo grado della scala Ines, a pari livello con quella di Cernobyl.

Non è un caso che proprio Sendai sia stata scelta dalla Comunione anglicana del Giappone (Nskk, Nippon Sei Ko Kai) per il forum internazionale «per un mondo libero dal nucleare», riunitosi lo scorso maggio (dal 27 al 31), cui hanno partecipato una settantina di persone, laici e membri del clero, provenienti dalle diocesi del Giappone, dal Regno Unito, Stati Uniti, Corea del Sud, Taiwan e Filippine, e i membri del Comitato su pace e questioni nucleari del Consiglio cristiano nazionale del Giappone e del Comitato Pace e giustizia del Nskk.

Già nel 2012 il Sinodo generale della Nskk aveva adottato la risoluzione «Per un mondo libero dall’energia nucleare – Posizione della Comunione anglicana in Giappone sull’energia nucleare» in cui chiedeva l’abbandono dell’energia nucleare, e da allora la chiesa ha avviato numerose iniziative per raggiungere il suo obiettivo, tra cui il forum di maggio.

Alla fine di luglio, il forum ha diffuso un comunicato rivolgendo un appello alla denuclearizzazione e all’impegno delle chiese a favore delle fonti di energia sostenibili.

Il testo (richiamato in un articolo di Anglican News), ricordando il disastro di Fukushima afferma che esso «infranse completamente il mito della sicurezza e ci rese consapevoli dell’estrema pericolosità della produzione di energia nucleare». Inoltre, accanto alla possibilità di incidenti devastanti permangono i problemi relativi allo smaltimento delle scorie radioattive, e al rischio che le tecnologie possano essere utilizzate per scopi militari minacciando la pace mondiale. Per questo, aggiunge il testo, bisognerebbe smettere di fare affidamento sull’energia nucleare, «prendere una nuova strada, praticando il risparmio energetico e modificando le politiche sulle energie rinnovabili», consapevoli che «quando si verifica un incidente in una centrale nucleare, è irreparabile, e più pericoloso che con qualsiasi altra fonte di energia». Dopo otto anni rimangono gravi effetti, ma con il passare del tempo «ci siamo dimenticati del dolore e della sofferenza di coloro che sono stati colpiti dal disastro».

Una delle proposte del forum è di stabilire un «Fukushima week», affinché il ricordo dell’incidente continui a servire come monito e come stimolo per il processo di denuclearizzazione a livello nazionale e internazionale e per l’impegno delle chiese nella salvaguardia del creato.

Come recita la preghiera inclusa nel documento, «Signore, abbiamo disobbedito al tuo comandamento di governare la tua creazione, che tu ci hai affidato, abbiamo abusato delle risorse naturali, e con incidenti nucleari abbiamo distrutto la natura e la sopravvivenza delle persone. Ti preghiamo di perdonarci questi peccati. Concedici la saggezza e la forza di tornare al tuo amore, di ricordare coloro che sono in mezzo alla sofferenza, e di creare un mondo senza centrali atomiche nel quale possiamo convivere con tutte le forme di vita».

Foto: Parco del castello di Funaoka a Shibata, prefettura di Miyagi (Istock)