65484884_2734665456547873_6180371683115794432_n

L’età dei muri oggi, il coraggio della speranza domani

L’undicesima edizione di Una Torre di libri, il festival artistico svoltosi a Torre Pellice dal 20 al 28 luglio, si è conclusa in un clima di condivisione e calore sfociato in un’ultima giornata costellata da personaggi e svariati interventi, tutti collegati dal filo comune dell’ascolto.

Ascoltare e ascoltarsi per provare a scavalcare le ondate di intolleranza che riempiono le giornate e gli schermi. La narrazione, l’informazione e il confronto sono stati al centro degli incontri della giornata di domenica 28 luglio 2019.

Con l’incontro mattutino dedicato al libro Anche Superman era un rifugiato (Unhcr) si è parlato della condizione dei rifugiati di oggi e del passato grazie all’intervento lucido  di Abdullahi Ahmed, presidente dell’associazione Generazione Ponte e lo storico scrittore Carlo Greppi. Di seguito l’avvocato Maurizio Veglio ha dialogato con Alberto Pasquero, Claudio Geymonat e Berthin Nzonza a proposito del suo ultimo saggio, L’attualità del male. La Libia dei lager è verità processuale (SEB27). Commovente e intenso è stato l’intervento di Nzonza, già direttore dell’associazione Mosaico, sulla narrazione fuorviante e ipocrita che avviene in Italia sui migranti. Il finale affollato e attesissimo della presentazione di Barzellette (Einaudi), in cui Ascanio Celestini ha intrattenuto il pubblico tra stereotipi e battute sferzanti e provocatorie, è stato preceduto nel pomeriggio da una chiacchierata con il giornalista e scrittore Carlo Greppi. L’incontro ha catturato con gentilezza l’attenzione del pubblico ed è stato preludio, quasi catartico, di una notizia che ha iniziato a rimbalzare nelle ultime ore sugli schermi di tutto il mondo.

«Cos’è un confine? È una linea su una mappa, un luogo in cui le culture si mescolano e si fondono in modi meravigliosi, a volte violenti e talvolta ridicoli. E un muro di confine? Una risposta eccessivamente semplicistica a quella complessità». Queste parole le ha pronunciate Ronald Rael in un TedTalk datato marzo 2019. Rael, un professore di architettura all’Università di Berkeley in California e Virginia San Fratello, docente di design alla San Jose State University, hanno realizzato un’altalena per far giocare e in qualche modo unire le persone al di là dei due lati di uno dei muri più importanti, raccontati e pericolosi del nostro secolo: la barriera di separazione tra America e Messico, 3.140 km che attraversano territori diversi, aree urbane e desertiche.

Ed è anche questo uno dei muri di cui Carlo Greppi parla nel suo ultimo testo L’età dei muri (Feltrinelli, 2019). Un saggio che incrocia i fili del memoir dalle esperienze personali dell’autore (il padre di Greppi, alla fine degli anni ’90, rientrò a casa da un viaggio di lavoro con un pezzo del muro di Berlino), con quelle del saggio storico (attraverso lo sguardo analitico e oggettivo di un’epoca così vicina ma ancora così poco chiara) e quelle delle biografie di quattro uomini fondamentali per dei cambiamenti storici di cui ci portiamo ancora dietro le conseguenze. E il “Muro messicano” o “Muro Tijuana” è stato uno dei muri protagonisti dell’incremento delle barriere sviluppatesi a partire dagli anni ’90 seguendo l’onda della propaganda della paura e della sicurezza.

Il progetto di Rael e San Fratello, ideato nel 2009, venne illustrato nel 2017 in un libro intitolato Muri di confine come architettura. Un manifesto per il confine tra Stati Uniti e Messico. Dieci anni anni di lavoro per permettere ai bambini che vivono da entrambe le parti della barriera di poter comunicare con “l’altra parte” giocando e divertendosi come dovrebbero. Un lavoro architettato e diventato realtà grazie a un muro – quotidianamente al centro del dibattito pubblico americano per le notizie drammatiche degli attraversamenti clandestini – che funge da baricentro e consente di comunicare nonostante la barriera fisica ed evidente.

Notizie come quella delle altalene rosa del Muro messicano, a leggerle e a osservarle, regalano una boccata d’aria fresca e aprono gli stessi spiragli di speranza che Greppi, sul palco di Una torre di libri, ha lasciato a mezz’aria parlando dei personaggi scelti per la sua L’età dei muri: Joe J. Heydecker, un soldato della Wehrmacht che documentò gli orrori del ghetto di Varsavia; l’atto eroico dello storico Emanuel Ringelblum, che raccolse informazioni e testimonianze nello stesso ghetto; John Runnings, denominato “Wall Walker”, reduce canadese della Seconda Guerra Mondiale e primo uomo a salire sul Muro di Berlino per farlo crollare; e Bob Marley, cantautore britannico-jamaicano che con la sua musica ha sempre combattuto contro il razzismo e l’oppressione politica.

Uomini, eroi diventati tali per azioni e dichiarazioni che ad anni di distanza sono ricordate e scolpite nella storia e raccolte in questo libro che è biografia, saggio e documento per la nostra memoria.

Davanti al risultato delle altalene sul Muro messicano, le parole di Carlo Greppi sull’assurdità di costruzioni che vogliono dividere inutilmente le persone risuonano forti e cristalline. Probabilmente i tempi che stanno correndo si stanno scordando di tener conto di cose minuscole e straordinarie come la speranza, le azioni degli eroi che non sanno di esserlo e la forza sottovalutata dei bambini.

Una volta installate le altalene, Rael è stato il primo a raccontare le sue emozioni sui social: «È stata una delle esperienze più incredibili della nostra vita. Il muro è diventato ormai centrale per le relazioni Usa-Messico e bambini e adulti hanno potuto connettersi in maniera significativa, riconoscendo come ciò che avviene da un lato della barriera possa avere una diretta conseguenza anche dall’altra parte» ha scritto sul suo profilo Instagram.

E in quest’ondata di bontà e di speranza di cui l’America aveva bisogno, si può aggiungere ancora una nota positiva: sul lato messicano del muro l’installazione non era stata né pianificata né annunciata, così, nel momento in cui i bambini messicani si sono avvicinati con curiosità hanno iniziato subito a giocare con una gioia inaspettata e spontanea.