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L’acqua della vita

Ah, se non avessi avuto fede di vedere la bontà del Signore sulla terra dei viventi 
Salmo 27, 13

A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell’acqua della vita
Apocalisse 21, 6

La grandiosa immagine di nuovi cieli e nuova terra in cui si inserisce la nuova Gerusalemme è l’affresco vivacissimo e rutilante con cui Giovanni, il Veggente, conclude il suo scritto cui è stato dato il titolo significativo di Apocalisse, cioè rivelazione.

Le parole citate si collocano all’inizio della descrizione a sottolineare che qui avranno il loro compimento positivo i drammi della storia umana, sfregiata tragicamente da guerre e distruzioni, odi e sopraffazioni, lotte e ingiustizie, il tutto concluso dalla coltre della morte che copre, senza nasconderle, le misere vicende dell’essere umano. 

«Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati», annuncia Gesù; «Noi aspettiamo nuovi e cieli e nuova terra nei quali abiti la giustizia» riecheggiano cent’anni dopo i predicatori (II Pietro 3, 13). 

Il Veggente non fa che riprendere le antiche profezie di Isaia (cap. 55): «Voi tutti che siete assetati venite alle acque, voi che non avete denaro, comprate senza pagare». L’acqua non è solo simbolo della vita, è la vita stessa. 

Per questo Gesù contrappone all’acqua stagnante del pozzo cui attinge la samaritana (Giov. cap. 4), l’acqua sorgiva, fresca e corrente di cui si proclama unico elargitore: «Chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà mai più sete!». L’acqua di vita che Gesù offre è la salvezza che sta nella grazia di Dio che Gesù ci rivela, nel suo insegnamento, nel suo esempio, nel suo invito a seguirlo, nella legge dell’amore.

Tutto gratis. Noi non abbiamo denaro, non abbiamo nulla da dare in cambio all’offerta di Dio. Ma Dio dona e Gesù aggiunge: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Giov. 10, 10). Eppure non abbiamo fiducia e siamo propensi addirittura a venderci come schiavi per aver in cambio l’acqua stagnante, fangosa, avvelenata che altri umani ci propinano.

Abbiamo sete! Non neghiamolo! 

E allora facciamo nostre le parole della samaritana: «Signore, dammi di quest’acqua, affinché io non abbia più sete!».