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Non si gioca sulla pelle dei poveri

I leader di sette denominazioni cristiane inglesi hanno diffuso mercoledì 24 luglio una lettera aperta congiunta, rivolta al nuovo Primo Ministro Boris Johnson, per esprimere preoccupazione 

sui rischi di una Brexit senza accordo, che «gioca d’azzardo con i bisogni fondamentali dei nostri cittadini più poveri»(questo il titolo dell’articolo pubblicato dal Joint Public Issues Team).

Gli undici leader scrivono di essere stati «costretti»a scrivere a Johnson a ragione della sua posizione secondo cui sarebbe accettabile lasciare l’Unione europea senza un accordo.

«In un’epoca in cui un numero crescente di famiglie ha difficoltà a mettere abbastanza cibo in tavola, crediamo sia irresponsabile considerare un piano d’azione che peggiorerebbe la situazione», dichiarano, preoccupati per i problemi di approvvigionamento e l’aumento dei prezzi che potrebbero riguardare cibo, medicine ed energia. Osservano infatti che il Regno Unito importa ogni giorno 10.000 container di cibo dall’Unione europea, e che questo sistema è frutto di lunghi e complessi accordi.

Osservano che, sebbene frequenti, «le assicurazioni riguardo alla nostra capacità di far fronte a una Brexit senza accordo non sono ancora supportate da prove sostanziali», pertanto chiedono al governo di fornire prove sull’impatto di una no-deal Brexit sulle comunità svantaggiate, considerando che fonti autorevoli, tra cui lo stesso governo inglese (sottolineano i firmatari), dicono che il mancato accordo sulla Brexit «colpirà molto duramente le persone in situazioni di povertà». In passato, «interruzioni anche piccole di questa catena hanno avuto conseguenze gravi»: non è difficile immaginare quanto potrebbe diventare difficile la situazione.

La lettera invita inoltre il Primo Ministro a far visita a uno dei numerosi progetti sociali gestiti dalle chiese a sostegno dei milioni di cittadini inglesi che vivono in povertà, e che vanno, ricorda la lettera, da un semplice caffè al mattino ai banchi alimentari, al supporto per i senza tetto, agli sportelli per il lavoro.

La lettera, firmata dai leader di chiese che rappresentano insieme circa 700.000 persone: la Chiesa metodista di Gran Bretagna (past. Barbara Glasson e prof. Clive Marsh, pres. e vicepres. della Conferenza metodista), Chiesa riformata unita (past. Nigek Uden e Derek Estill, moderatori dell’ass. gen.), delle Unioni battiste (past. Lynn Green, segr. gen. dell’Unione battista della Gran Bretagna, past. Alan Donaldson, dir. gen. dell’Unione battista scozzese, e past. Judith Morris, segr. gen. dell’Unione battista gallese), Chiesa di Scozia (past. Richard Frazer,consiglio Church of Scotland),Esercito della Salvezza (comandante territoriale Anthony Cotterill), quaccheri (Recording Clerk Paul Parker) e Chiesa episcopale scozzese (primate Mark Strange, vescovo di Moray, Ross e Caithness).

A questisi sono uniti 1200 tra pastori, diaconi e laici di varie denominazioni, tra cui la past. Jenni Entrican e il past.Anthony Peck, rispettivamente presidente e segretario generale della Federazione battista europea, Tim Macquiban, che ha appena terminato il suo mandato di direttore dell’Ufficio ecumenico metodista a Roma, e il missionario Mark Ord, direttore della Baptist Missionary Society World Mission.

 

Photo By Andrew Parsons/ i-Images