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Ucraina, ancora un successo per Zelens’kyj, da comico a presidente

Ancora un risultato storico per Volodymyr Zelens’kyj, il comico diventato presidente dell’Ucraina ad aprile. Secondo i risultati della commissione elettorale, le elezioni legislative di domenica hanno premiato ancora una volta il suo partito, Слуга народу (Servo del Popolo), che ha ottenuto oltre il 43% dei consensi e va verso la maggioranza assoluta in Parlamento.

Zelens’kyj è una figura completamente nuova nella politica ucraina, ma la sua storia sembrava scritta già in partenza: prima di diventare presidente, infatti, il suo lavoro di attore comico e satirico lo aveva portato a recitare in una sitcom chiamata proprio “Servo del Popolo”, in cui Zelens’kyj ricopriva il ruolo di un insegnante che diventa presidente dell’Ucraina. Dopo aver ottenuto effettivamente questo ruolo, Zelens’kyj ha voluto le elezioni anticipate nonostante il periodo non fosse dei migliori; infatti l’affluenza è stata ben al di sotto rispetto a quella per le elezioni presidenziali di inizio aprile, ma nonostante ciò l’esito conforta la sua presenza al potere oggi. Il risultato può sorprendere per l’ampiezza, ma in realtà è molto vicino ai sondaggi pubblicati fino alla settimana precedente.

«Come ha messo in evidenza la missione d’osservazione dell’OSCE – racconta Paolo Bergamaschi, consigliere presso la Commissione Esteri del Parlamento europeo, appena tornato da Odessa dove ha svolto il ruolo di osservatore elettorale – ci sono stati problemi soprattutto per quanto riguarda l’abuso o l’uso scorretto delle risorse amministrative a livello locale dove i potentati locali hanno cercato di opporsi al risultato travolgente di Zelens’kyj».

Dopo questo voto, scompare sostanzialmente dal Parlamento l’esperienza politica dell’ex presidente Petro Poroshenko. Quale eredità lascia?

«Poroshenko è stato sconfitto soprattutto su una cosa: la gente in Ucraina è stanca della guerra, che continua anche se non fa notizia sui quotidiani italiani: ogni settimana c’è qualche soldato che muore sul fronte orientale nel Donbass e buona parte delle risorse ucraine sono convogliate verso lo sforzo bellico per resistere all’impatto dei separatisti sostenuti dalla Russia, dal Cremlino. A Poroshenko la popolazione imputa il fatto di non aver fatto sforzi sufficienti per arrivare a un piano credibile di pace e l’eredità che lascia a Zelens’kyj è proprio questa: il nuovo presidente è stato votato proprio perché la popolazione ucraina vuole uscire da questa situazione che sembra che non lasci scampo. In realtà dobbiamo ricordare che gli accordi di Minsk non sono stati rispettati né da Putin né in parte dall’élite ucraina che è oggi al governo. Ecco perché è necessaria oggi una spinta diversa, che è quella che si augura per certi versi Putin anche se non ha preso posizione. Poroshenko ha comunque avuto qualche merito, per esempio rispetto alla situazione della corruzione negli anni precedenti. Ricordiamoci che stanno per entrare in funzione le corti anticorruzione, i tribunali anti-corruzione, che avranno molto da fare e molto lavoro da svolgere negli anni a venire».

In effetti uno dei primi gesti pubblici di Zelens’kyj appena eletto era stato quello di telefonare a Vladimir Putin, da cui aveva ricevuto come risposta una cauta apertura e la richiesta di ritornare a dialogare una volta ottenuta una vera legittimazione popolare, che ora è presente. Ma vista da Bruxelles questa nuova fase di dialogo non potrebbe riavvicinare Kiev a Mosca?

«Penso proprio di no: innanzitutto Zelens’kyj ha avuto un conforto popolare che nessun altro presidente ha mai avuto. Rispetto alla Russia, l’Ucraina ha una differenza sostanziale: ha una democrazia sufficientemente consolidata, forte e vitale. Dal 2000 al 2019 ci sono stati cinque presidenti diversi, contrariamente invece alla controparte russa dove il presidente è stato uno, sempre quello e continua ad essere quello. Però per la prima volta dopo il 2000 il presidente al potere oggi in Ucraina ha un conforto enorme da parte della popolazione: Zelens’kyj è salito al potere con il 73 per cento dei voti. Oggi dovrebbe avere la maggioranza assoluta in Parlamento, anche se poi aprirà probabilmente a Voce, il partito della rockstar Vakarchuk. In queste condizioni mi sembra che il mandato di Zelens’kyj sia decisamente forte e quindi in grado di dargli la sufficiente legittimità per potersi contrapporre a Putin. Zelens’kyj ha già confermato da tempo, andando a far visita a Bruxelles e con più dichiarazioni, che confermerà l’orientamento euroatlantico del suo Paese».

Zelens’kyj si è presentato come un candidato antisistema, che voleva contrastare in particolare alcuni aspetti: dall’immobilismo alla corruzione endemica nel Paese. Che tipo di voto ha raccolto? Come si è collocato il voto ortodosso, che guarda soprattutto alla chiesa ortodossa?

«Per quanto riguarda la questione religiosa, quella era la carta che ha giocato Poroshenko, che ha riproposto un grande classico come “Dio patria e nazione”, che ritorna quando un politico non sa più cosa dire e si gioca la carta nazionalista. È un classico specialmente in alcune zone d’Europa. Ora vedremo il possibile ticket di governo: da una parte Zelens’kyj ai vertici dello Stato come presidente e probabilmente come primo ministro Vakarchuk, la rock star dell’Ucraina che ha avuto un discreto successo elettorale con il 6 e mezzo per cento dei voti. Potremmo avere questo singolare ticket di potere in Ucraina formato dal comico più popolare del paese affiancato dalla rockstar più popolare».

Foto: Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj il giorno della proclamazione a presidente dell’Ucraina, il 20 maggio 2019